GIÙ LA TESTA
regia di Sergio Leone
musiche di Ennio Morricone
con Rod Steiger, James Coburn, Rick Battaglia, Romolo Valli
150′ min. – Italia 1971
venerdì 22 febbraio
ore 21.00
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«Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: Qui ci vuole un cambiamento! e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono dietro un tavolo e parlano, parlano e mangiano, parlano e mangiano; e intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione!
Per favore, non parlarmi più di rivoluzioni!» (Juan Miranda a John Mallory)
1913, il Messico è in piena rivoluzione. Nel film sono nominati Francisco Indalecio Madero, Pancho Villa, Emiliano Zapata e Victoriano Huerta.
Juan Miranda, interpretato da un ispiratissimo Rod Steiger, un peone messicano leader di una banda di banditi composta dall’anziano padre, alcuni membri della famiglia e i suoi sei figli, è in viaggio su una diligenza. Quando sono assaltati e si fermano a causa di una grande esplosione nella strada, di fronte a loro, dai fumi e dalle polveri, emerge uno strano motociclista: è John Mallory, esperto dinamitardo, rivoluzionario dell’IRA e futuro “socio” di Miranda. John porta Juan nel ritrovo dei rivoluzionari dove Villega spiega agli uomini qual è l’obiettivo della prossima missione: attaccare diversi posti del paese per permettere a Pancho Villa ed Emiliano Zapata di fare il loro attacco. John sceglie di occuparsi della banca e vuole Juan come aiutante. Juan, entusiasta, partecipa attivamente scoprendo, però, che avrebbe trovato una banca molto diversa da quella che si aspettava…
Giù la testa appare sicuramente come il film più anomalo rispetto alle opere precedenti del grande regista. È la prima volta che Leone abbandona (o quasi) le storie dei pistoleri, degli echeggianti spari, dei saloon che tanto lo hanno reso celebre per le platee mondiali.
“Leone attesta con grande evidenza il carattere fondamentalmente astratto del proprio cinema: il suo referente esclusivo, infatti, risulta essere non già la storia del west, sia pure filtrata attraverso l’epopea cinematografica che ne ha fatto il cinema americano, ma l’epopea cinematografica stessa; non la storia, cioè, e neppure il mito, ma la storia del cinema e la rappresentazione del mito”. Così Lino Miccichè, il compianto critico, definì il cinema di Leone, sempre al centro di sterili polemiche sul tono troppo poco impegnato e politico dei suoi film.
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