sabato 18 gennaio ore 21
E’ ZEZI gruppo operaio
in concerto
In occasione della giornata di studi critici sul potere, diritto penale e conflitto sociale
“Vagli a spiegare che è primavera”
Giornata di studio sulla critica del diritto penale, del carcere e della repressione
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E’ Zèzi, gruppo storico di musica popolare campana, interpreti legati al mondo operaio quanto alla tradizione, quasi completamente cancellata dall’omologazione culturale, si ripropongono in una nuova formazione, se possibile, più’ agguerrita delle precedenti.
Territorio comune è la possibilità di estendere i repertori dalla grande tradizione popolare vesuviana a quella di altre terre del Sud del mondo.
Una musica, con queste premesse, non può’ che essere esplosiva, tellurica, deflagrante quanto sanno esserlo ancora (e forse solo) le genti cresciute in civiltà pre e post-industriali, emarginate, difficili, lacerate ma ancora una volta, piene di quella voglia di urlare la loro appartenenza al mondo dei vivi.
Il repertorio è basato su brani della tradizione campana, pugliese, calabrese e siciliana, con fronne, canti a distesa, tarantelle e tammurriate.
Altri, molto forti e di grande effetto, quali Sant’Anastasia (con la citazione del Funeral de um Lavrador di Chico Buarque), Vesuvio, L’occhiu di lu suli, Guerra, Tarantella Joggese, Pacchianella d’Uttaiano, Vient’ ‘e mare, Tarantella storta, e molte altre.
Il nome “E ZEZI” lo hanno mutuato dai teatranti di strada che, fino all’inizio degli anni Cinquanta, giravano per paesi a rappresentare la Canzone di Zeza, una commedia in cui si celebra la sconfitta, per castrazione, di Pulcinella, il quale vuole opporsi, invano contro sua moglie Zeza, al matrimonio di loro figlia con Don Nicola. In scena sono le tensioni tra i due sessi, l’uomo, la donna, i loro ruoli in un processo di negoziazione e confronto rappresentato dalla relazione intergenerazionale.
Si rappresenta la strategia delle scelte, il confronto e il conflitto tra diversi, la tenzone tra vecchio e nuovo, la tensione, politica, tra le parti. La complessità di una realtà multiforme. Si sceglie nettamente di tratteggiarne criticamente, con la canzone e la performance, i nodi, le connessioni, i disordini, in un tentativo di socializzazione e oggettivazione del disagio.
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