domenica 1 dicembre 2019, ore 11.00 | Ri*Make, Milano
REPORT – Rete Nazionale Beni Comuni Emergenti e ad Uso Civico
Riunione del tavolo di lavoro sui Regolamenti
Pubblichiamo il report dell’incontro del tavolo di lavoro sui Regolamenti di amministrazione dei beni comuni della rete nazionale dei beni comuni emergenti e a uso civico. L’incontro si è tenuto domenica 1 dicembre 2019 a Milano, nello spazio di Ri*Make, in seguito a una giornata di autoformazione sui beni comuni. Esso fa seguito a tre incontri plenari nazionali, e precede un quarto incontro, che si terrà a Milano, 1-2 febbraio 2020.
La rete coinvolge realtà di base che rivendicano e difendono i beni comuni in quanto caratterizzati dalla gestione collettiva diretta o partecipata di risorse che sono essenziali per i diritti fondamentali, o lo diventano in quanto gestite per finalità sociali e mutualistiche. Il percorso è nato da un appello del gennaio 2019, firmato da più di venti realtà, che evidenziava la necessità di rafforzare le lotte sui beni comuni in tutti i territori, attraverso una «piattaforma politica per la condivisione e la continua sperimentazione di pratiche, saperi e strumenti amministrativi capaci di sfidare e superare lo stato di cose presenti».
Obiettivo – Riunione del tavolo di lavoro sui Regolamenti:
- Incontro politico-operativo per lavorare sull’emendamento dei regolamenti dei beni comuni, aggiornandoci e discutendo sul lavoro fatto a Torino, alla scuola Open Source e in altre sedi.
- Chiacchiera sugli incontri che avremo con Labsus 4, 6-7 dicembre a Bologna.
Situazione Torino – Riassunto:
Salviamo Cavallerizza ci riferisce per conto del Coordinamento dei beni comuni della città di Torino, di cui fa parte, che lunedì 2 dicembre 2019, si aspetta che venga votato il “Regolamento per il Governo dei Beni Comuni nella Citta’ di Torino”. Tuttavia, l’approvazione di questo regolamento potrebbe favorire un processo di privatizzazione tecnica dei diversi spazi, oltre che la trasformazione distorta di un uso civico in un “negozio civico”, quasi fosse un contratto (come spiegato nel documento già pubblicato da Cavallerizza 14.45: https://cavallerizzareale.wordpress.com/2019/07/17/ccomunicato-congiunto-luso-civico-non-e-un-negozio/).
Il Regolamento in questione è stato steso senza un processo di discussione pubblica, in quanto il Comune ha preferito affidarsi agli esperti del progetto Co-city. Questi ultimi sono partiti da un principio teorico secondo cui gli strumenti di diritto privato possono difendere i beni comuni sottraendo la gestione dal pubblico, secondo la logica “si privatizza contro la privatizzazione”. Questa proposta ha sollevato molte critiche, in primo luogo per la cancellazione del ruolo e delle garanzie del pubblico, nonché per il rischio di emersione di poteri privati forti, che facilmente nei modelli privatistici – e in particolare nella fondazione, che richiede una solida strutturazione economica – possono avere la prevalenza sulle componenti provenienti dalla comunità di riferimento.
Altr* aggiungono che il problema non è l’uso del diritto privato, ma il pericolo latente di sostenere l’emergere di comunità chiuse, mentalità proprietaria ed eventuali recinti, che costituiscono un rischio concreto da affrontare con idonei strumenti di governance. In tal senso, si ipotizza un ragionamento futuro sulle forme di proprietà collettiva (es., anche ripensando l’esperienza dei community land trust).
Una piattaforma cittadina (Coordinamento beni comuni) è stata avviata a Torino dai movimenti sociali per sfidare le modalità non partecipative di discussione del Regolamento, e aprire invece essi stessi un processo assembleare pubblico sul tema. Inoltre, il coordinamento ha contestato la natura privatizzante del Regolamento.
A oggi, al Consiglio sono stati presentati ottantacinque emendamenti, alcuni dei quali con l’ausilio dell’esperienza e competenza di realtà attive sul territorio torinese e nella rete nazionale. Tuttavia, nessuna modifica sostanziale è stata accettata.
Durante il percorso per l’approvazione di questo progetto di regolamento, si è verificato un incendio in Cavallerizza Reale. Questo avvenimento è stato strumentalizzato dalla Giunta per avviare uno sgombero ‘soft’ di Cavallerizza e accelerare il processo di approvazione del Regolamento. Lo sgombero, presentato come una misura necessaria per ragioni di sicurezza, rappresenta in realtà un primo passo verso la negazione dell’uso civico di Cavallerizza – richiesto già nel maggio 2018 e inspiegabilmente mai attuato – nonché di un piano di ristrutturazione che allo stato è ancora secretato (cfr. il comunicato stampa del 10/11/2019 di Salviamo Cavallerizza, in https://cavallerizzareale.wordpress.com/category/comunicato-stampa/). In merito, Attac Torino denuncia il rischio che “La Fondazione Beni Comuni farà da copertura all’ennesimo episodio di mani sulla città che avrà questo svolgimento: la Città conferisce la proprietà di Cavallerizza alla Fondazione, i soldi li mettono Cassa Depositi e Prestiti, Fondazione e Banca Sanpaolo, CRT e CRC (Equiter), per conto proprio e/o degli speculatori, e hanno già pronto – ma è tuttora segreto – il PUR, Progetto Unitario di Valorizzazione (sic!) del compendio Cavallerizza Reale, in attuazione delle previsioni del Piano Regolatore.”
Viene ricordato anche che ciò che sta accadendo oggi a Torino è di estrema importanza per tutti i Movimenti dei Beni Comuni in Italia perché, se approvato, questo Regolamento costituirà un precedente per la privatizzazione come “innovazione legale per proteggere i beni comuni” (modo in cui la fondazione bene comune e gli altri strumenti di stampo privatistico sono presentati alla comunicazione pubblica).
Per queste ragioni, si invitano tutte le realtà della rete a rilanciare entro oggi il comunicato diffuso dal coordinamento (https://www.facebook.com/notes/coordinamento-beni-comuni-torino/quando-tutto-sar%C3%A0-privato-saremo-privati-di-tutto/127897825321883/ ), che ha chiamato un presidio il giorno dopo, lunedì 2 dicembre ore 14.00.
Incontro 6-7 dicembre a Bologna:
E’ in programmazione l’evento “Un Patto tra le città per l’immaginazione civica e la cura condivisa dei beni comuni”, organizzato il 6-7 dicembre a Bologna dalla Città di Bologna, Labsus, Anci, Asvis e Fondazione per l’Innovazione Urbana. In particolare, l’invito è venuto dalla Fondazione Innovazione Urbana, che si è mostrata interessata al contributo delle realtà di base operanti sui territori e si è sforzata di coinvolgere queste ultime nel percorso.
L’idea di fondo dell’evento è di creare una rete tra i municipi per l’immaginazione civica e la cura condivisa dei beni comuni. Tuttavia, il 6 dicembre ci sarà anche un momento di discussione, in cui sarà possibile portare il contributo – anche critico – della rete nazionale dei beni comuni (del resto, viene ricordato che le criticità dei patti sono uno dei punti all’ordine del giorno del 6).
La presenza della rete è particolarmente opportuna anche perché l’incontro si innesta all’interno di un processo delicato in corso anche nella stessa città di Bologna, dove le modalità partecipative proposte dall’Amministrazione per i bandi trovano difficoltà a dialogare con i modelli cooperativi di autogestione che sono presenti sul territorio. In particolare, una rete di realtà sta proponendo – con trattative ancora molto incerte – una forma alternativa al patto di collaborazione, che non consiste nell’assegnazione dello spazio, ma nell’investitura ad un soggetto collettivo (garanti, delegati delle realtà, comitato di scopo o altro) del mandato di scrittura di una dichiarazione d’uso, terminata la quale saranno riconsegnate le chiavi e si aspetterà il riconoscimento dell’uso civico e collettivo urbano.
In merito, si propone di elaborare un documento che possa essere presentato da chi andrà, e si iniziano a enucleare alcuni punti :
- la temporalità breve dei patti scoraggia l’attivazione di progettualità di lungo periodo, ma anche il coinvolgimento della comunità, che stenta ad avvicinarsi se sa che si tratta di un esperimento a breve termine;
- la difficoltà di coniugare le responsabilità individuali assunte con la firma del patto con l’uso non esclusivo del bene, da parte della collettività;
- il tema della creazione di un Ufficio dei beni comuni. La misura da un lato risulta onerosa per i Comuni, dall’altro rappresenta un’interfaccia necessaria tra i “cittadini attivi” e l’Amministrazione;
- il rifiuto dei comuni – nella maggior parte dei casi – di assunzione di qualsiasi onere riguardante le utenze, la manutenzione straordinaria o le responsabilità, pur in presenza di una redditività civica della sperimentazione;
- la trasparenza, che dovrebbe tradursi non solo in una semplice pubblicità, ma anche in un’esposizione chiara, leggibile e sistematica delle informazioni (es., sarebbe utile avere sul sito un elenco dei patti di collaborazione e dei beni su cui è possibile stipularne);
- la previsione di norme sulla partecipazione e co-progettazione che non ostacolino la virtuosa cooperazione tra i proponenti, in luogo della competizione;
- prevedere la possibilità di riconoscimento di nuove soggettività, anche informali, che possono attuare forme di amministrazione condivisa del bene (ad es., le assemblee di autogoverno). Questa libertà di forme è, per le realtà, uno strumento importante per favorire il coinvolgimento del territorio;
- prevedere forme di monitoraggio più complete, che coinvolgono una molteplicità di soggetti, e non devono avere solo lo scopo di verificare l’utilità del patto per l’Amministrazione. Ad esempio, si possono coinvolgere i soggetti che non hanno ottenuto la stipula del patto, monitorando anche i ‘patti non fatti’.
Proposte di emendamento al prototipo Labsus
Si propone la lettura – come inizio di lavoro – del Regolamento della Scuola Open Source elaborato a San Vito dei Normanni: http://www.lascuolaopensource.xyz/blog/il-metodo-favoloso . Possiamo provare a proporre emendamenti puntuali o commenti generali.
Oltre ai punti di intervento chiariti sopra, viene proposto di esprimere chiaramente almeno due punti:
- il riconoscimento dei beni comuni come beni comuni ‘emergenti’ non solo in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, ma anche in quanto rivendicati come tali dalla comunità;
- la previsione esplicita che gli organi assembleari di autogoverno possano (se previsto dalle dichiarazioni di uso) essere riconosciuti come organi di riferimento per la gestione del bene, senza dover svolgere funzioni di intermediazione con soggetti che li rappresentano (negozio civico descritto dal reg di torino) né del comune quale ente esponenziale.
Punti Vari:
- C’è bisogno di fornire di strumenti di comunicazione come Rete Nazionale, perché le nostre posizioni siano chiare e leggibili almeno da chi ha interesse a dialogare con noi o comunque politicamente tiene in considerazione il contributo della rete. Sarebbe anche utile riprendere la proposta di fare la pagina Facebook e un sito, che funzioni come archivio e che possa ospitare una mappatura delle realtà della rete.
- Si riporta che la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Comitato Rodotà ha raggiunto le firme necessarie, anche se la loro regolarità deve essere ancora verificata. deve ancora esserne verificata la ed e passata a un processo de verifica, con due articoli aggiunti sul medio ambiente proposti dal M5S. In tal senso, vengono riportate le posizioni critiche già espresse da alcune realtà della rete (https://www.exasilofilangieri.it/appello-benicomuni/) e la proposta dialogica che verrà articolata dalle plenarie dell’assemblea nazionale, a partire da quella di Venezia: https://www.exasilofilangieri.it/report-terzo-incontro-della-rete-nazionale-beni-comuni-emergenti-e-a-uso-civico/ . Viene anche sottolineato che un elemento essenziale della protezione dei beni comuni è incidere sui processi di cartolarizzazione, e in tal senso una legge nazionale che voglia tutelare i beni comuni dovrebbe occuparsi anche di superare l’attuale disciplina sulla cartolarizzazione
- c’è ancora da ragionare su come assicurare l’orizzontalità reale e la tutela delle minoranze nelle forme assembleari;
- si deve considerare che i funzionari pubblici dovrebbero avere una formazione speciale sui beni comuni.
Altre proposte
- Avviare una campagna per la realizzazione e raccolta dei ‘dossier’ degli spazi: un processo di raccolta di numeri e documenti sulle attività di rilievo sociale e civile di ogni iniziativa di ognuno dei nostro spazi per mettere in evidenza il valore di tutto quello che si svolge all’interno delle nostre esperienze, e valorizzarne la redditività civica. Questo si pensa anche come un invito a tutte quelle realtà che, muovendosi su strade diverse per obiettivi non dissimili, hanno stipulato patti di condivisione o hanno adottato altri strumenti. In questo modo potremmo creare un fronte per l’altra valorizzazione più ampio, unendo approcci diversi in questa comune rivendicazione.
- Scrittura comune di un calendario di tutte le attività.
Decisioni
- Fare circolare, possibilmente entro la giornata di domenica 1, il comunicato “Quando tutto sarà privato saremo privati di tutto” del Coordinamento Beni Comuni Torino, a traverso le reti sociali degli diversi spazi che aderiscono alla Rete, per cercare di fare pressione nei confronti dei consiglieri comunali, per richiamare la loro attenzione sui rischi che presenta alcune figure di “gestione” all´interno del regolamento.
https://www.facebook.com/notes/coordinamento-beni-comuni-torino/quando-tutto-sar%C3%A0-privato-saremo-privati-di-tutto/127897825321883/?__tn__=H-R - Partecipare alle giornate del 6-7 dicembre, presentando anche le criticità applicative degli strumenti esistenti, rilevate dalle realtà della rete
- creazione di un google drive della rete, a partire dall’account benicomuni.incomune@gmail.com, con una rubrica condivisa;
- Creare la pagina FB della “Rete Nazionale Beni Comuni emergenti e ad uso civico e collettivo urbano”
https://www.facebook.com/Rete-Nazionale-Beni-Comuni-Emergenti-e-ad-Uso-Civico-108573490623550/?__tn__=K-R&eid=ARD0k6a1rZBEq6IEgnQ5q_Zm6oATgh6ImQZA7qnSboP6ragPg_0MzmoLVaJ2bd_xZiiFsFVJxTShXVEa&fref=mentions . Cercansi editor all’interno della rete e ‘like’ alla pagina!
Prossimi Eventi
- 29 Dicembre: Cavallerizza Irreale ha chiesto a l’Asilo di indicare al suo interno qualcun* che possa fare un intervento di restituzione come rete nazionale, nell’evento dedicato all’esperienza di Cavallerizza: “ESTINZIONE IRREALE. Una giornata dedicata al progetto Cavallerizza Irreale ospiti del museo d’arte contemporanea MACRO Asilo di Roma” dove si presenterá “L’esperienza di Cavallerizza Irreale di Torino – attiva dal 2014 – è una storia di resistenza (contro) culturale e artistica nata per salvaguardare un immobile di pregio protetto dall’Unesco e gestirlo come Bene Comune (…)”. L’evento prevede:
○ Testimonianze e interventi di membri della Comunità Creativa della Cavallerizza Irreale
○ Intervento di esperti della Rete nazionale per i Beni Comuni.
○ Proiezioni, videoclip, short-doc, performance Proiezioni, videoclip, short-doc, performance, dibattito.
*Si riporta alla rete dell’invito (anche se il programma è stato già annunciato). Viste le difficoltà della questione, si solleva l’esigenza di ridiscutere la partecipazione, cercando di capire (se ci sono ancora le condizioni per farlo) come possiamo costruire l’intervento nel modo più condiviso possibile. - 25 gennaio: Comune di Bagno a Ripoli, Firenze, invita a un incontro su i beni comuni, dove si parlerà anche di cooperative di comunità, usi civici e collettivi urbani, beni comuni ambientali. Diverse realtà fiorentine saranno presenti, tra cui Mondeggi Bene Comune.
- Prossimo Incontro della rete – 4to Incontro Nazionale, 1 e 2 Febbraio a Milano realtà potenzialmente interessate e ospitanti Ri*Make, Macao e Attac Saronno Lume, Lapsus e altre. Si ipotizza di organizzare il 31 gennaio una serata,magari coordinata anche con altri spazi della rete, in modo da lanciare le giornate di discussione pubblica anche alla comunità più ampia dei fruitori dei beni comuni e della cittadinanza in genere.