Forum delle Culture Occupato | Napoli
sabato 3 marzo 2012
assemblea pubblica su welfare
sono intervenuti:
Roberto Ciccarelli (autore del libro La furia dei cervelli), Alessandra Ferraro (C.Re.S.Co)
Rispondi al futuro!
L’assemblea si è aperta con l’introduzione del lavoro del Coordinamento C.re.S.co, l’inchiesta “Rispondi al Futuro”, un resoconto della situazione lavorativa ed economica dei lavoratori dello spettacolo e della scena contemporanea ed una lotta allo stesso tempo – con dati specifici alla mano – contro la visione obsoleta del settore in questione. La scena contemporanea difatti subisce una forte perdita causata dall’attacco costante alla cultura o alle culture. Il Coordinamento inoltre ha istituito un Codice etico per regolarne l’accesso e l’adesione nei confronti dello stesso. Questo significa ripensare il lavoro immateriale con vincoli e patti etici, nell’ottica di un’economia sostenibile e di nuove modalità di relazione tra i lavoratori.
La coscienza del Quinto Stato
Questo lavoro di inchiesta sul lavoro svolto da Cresco suggerisce un fenomeno di marginalizzazione sociale significativo da parte di chi produce saperi, espressioni, cultura: tutte figure professionali che svolgono un lavoro a tutti gli effetti. Queste esperienze di lotta e protesta come quella di Napoli rispecchiano una consapevolezza ed un rimosso risalente agli ultimi trent’anni di gestione delle politiche sul welfare.
A cosa può servire questo luogo dopo averlo occupato?
Non bisogna lasciarsi intimorire dal vuoto che traspare in prima battuta da questo luogo. Luoghi come l’ex Asilo Filangieri possono essere attraversate da diverse discipline dello spettacolo e dell’immateriale praticate all’interno di questa realtà urbana, dislocate dal centro alla periferia: teatro, musica, danza, cinema, laboratori che lavorano su inchieste e narrazioni permanenti già presenti in città, che riportano una contro – storia costante, etc. Mettere in contatto tutte queste realtà potrebbe essere una delle proposte. La prima produzione di un luogo come questo potrebbe essere appunto la presa in carico di queste rete di realtà che fanno già autoproduzione sul territorio. Riflettere quindi su pratiche come il Co-working e Co-projecting , come avviene in alcune Factory che esistono in altri realtà europee. Tramite questa esperienza, la città di Napoli potrebbe realmente mettersi in contatto con loro.
Ma ancor prima provare a pensarlo come un luogo della sperimentazione sociale e non solo culturale.
Quindi l’assemblea si pone questa domande: come pensare ed immaginare questo spazio? Come ridisegnarlo? Ma forse è bene anche riflettere su come rendere possibile – attraverso questo luogo e le pratiche che lo contraddistinguono – una prossimità dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale che consenta di far fronte compatto contro un sistema di ricattabilità salariale. Quindi come si può bloccare e sabotare da parte di questa categoria di lavoratori la pratica della ricattabilità. E’ necessario smarcarsi da questa condizione di fragilità riappropriandosi dell’autonomia creativa che dovrebbe contraddistinguere questo tipo di lavori, liberare innanzitutto uno spazio mentale dall’assenso e dalla forzata adesione politica ed ideologica e farsi carico di una responsabilità di promozione di modelli nuovi di economia in via di sperimentazione. In questi spazi forse è possibile adoperarsi per la crescita di questi nuovi modelli.
Un’altra strada parallela è sicuramente l’invenzione di un’organizzazione che renda autonoma la propria gestione del finanziamento, come già detto, evitando paragoni azzardati con realtà europee che hanno una storia/geografia politica particolare. Promuovere il co-working per dotare tutti i lavoratori di tutti i mezzi necessari per svolgere il loro lavoro, di cui spesso sono davvero sprovvisti; prossimità lavorativa che realizzi uno scambio lavorativo che porti ad attraversare più progetti, persone e luoghi; laboratorio delle inchieste e narrazioni permanenti della e sulla città che non abbia una posizione contraria ad una prosa o una narrazione cosiddetta ufficiale ma semplicemente diversa per arginare quella condizione di autoreferenzialità di cui spesso la nostra realtà territoriale può essere vittima.
Il welfare della democrazia del comune (intervento di Albero Lucarelli, assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli)
Agli interventi dei relatori e della cittadinanza nella fase di discussione libera si è aggiunto quello dell’Assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli, Alberto Lucarelli: il Welfare, fin’ora, è sempre esistito solo all’interno del moribondo sistema della rappresentanza, dei diritti calati dall’alto. Il welfare è stato preso in ostaggio, stravolto e devastato, a partire dagli anni novanta. Il punto ora è riaffermare il welfare attraverso una dimensione della democrazia che metta in discussione la democrazia della rappresentanza e della delega, passando attraverso alcuni momenti di un percorso che mirino a formare una democrazia del comune, attivando quindi al meglio una democrazia della partecipazione. Questo attraverso degli strumenti, probabilmente quelli già usati per la lotta per la difesa dei Beni Comuni? Ci muoviamo ancora lungo un binario di sovranità del pubblico che sembra confondersi troppo spesso con la sfera del privato. Lontana dunque sembra essere la democrazia del comune. Ad essa si passa naturalmente attraverso il dissenso, la disobbedienza per poi trasformarsi in proposta. Forse è il momento giusto per accelerare l’azione verso la democrazia del comune ponendosi il problema concreto della gestione, una volta affermati i valori.