martedì 29 aprile 2014 | l’asilo
h 8,30 – 14,00
Scuola: la deriva aziendalista
Convegno promosso dal CESP
(Centro Studi per la scuola Pubblica) su
Valutazione, INVALSI, lo studio da diritto a merce
programma
h 8.30 – 9.00 Registrazione partecipanti
h 9.00 Francesco Amodio, vice presidente CESP, già componente CNPI introduce e coordina i lavori.
h 9.15 Valeria Pinto, docente di Filosofia Teoretica presso l’Università di Napoli Federico II, Misurare per governare, valutare e punire
h 10.00 Ferdinando Goglia, docente I. C. “Maiuri” NAPOLI, dott. ric. in Scienze Letterarie, La tutela padronale sulle politiche scolastiche: la Fondazione Giovanni Agnelli.
h 10.30 Ludovico Chianese, docente Liceo Scientifico “Sbordone” NAPOLI, L’aggressione economica alla libertà di insegnamento tra gestione del FIS, aggravio gratuito dei carichi di lavoro, decurtazione del salario.
h 11.00 Pausa caffè
h 11.15 Interventi programmati di:
Rappresentanti di organizzazioni degli studenti medi e universitari
Rappresentanti dei genitori
Precari della scuola
h 12.30 Dibattito relatori-partecipanti
h 14.00 termine lavori
L’introduzione del numero chiuso per l’accesso alle Università nel 1999 ha rappresentato un forte arretramento rispetto alle conquiste dei movimenti studenteschi che esattamente 30 anni prima avevano ottenuto la liberalizzazione dell’accesso, prima riservato solamente a coloro che provenissero da studi liceali ben connotati socialmente. Chi aveva fatto studi diversi trovava maggiori difficoltà, ma conservava comunque la possibilità di mettersi alla prova e di laurearsi. Sono stati anni di ascensione sociale per i figli/e delle classi meno abbienti, in cui il diritto allo studio significava anche poche centinaia di lire l’anno come tassa di frequenza. Non è bastato alzare esponenzialmente le tasse, tagliando fuori settori sempre più ampi di ragazzi/e provenienti dai ceti sociali più poveri ed indifesi:l’introduzione del numero chiuso ha potenziato la discriminazione riproducendo per altre vie lo sbarramento, visto che più si anticipa il momento della selezione, più si riduce la possibilità di recuperare il gap di provenienza e più si riproducono le differenze sociali.
E l’anticipo dei quiz d’ingresso all’Università, voluto dal ministro Carrozza addirittura ad aprile, è un’ulteriore limitazione di questa possibilità: i ragazzi/e non hanno neanche più il tempo di prepararsi, dovendo nel giro di tre mesi sostenere due esami cruciali: l’esame di Maturità e quello di accesso all’Università. L’anticipo è un elemento del tutto estraneo alle programmazioni delle classi terminali, che costringe i docenti a rivedere i programmi e ad adattarsi a una scadenza esterna alla scuola, togliendo importanza all’esame di Stato, nella logica di chi vorrebbe vederne eliminato il valore legale.
Dietro questo anticipo sembra di vedere una prima realizzazione di un progetto che l’Invalsi ha più volte suggerito per mettere il suo zampino nefasto nell’esame di Maturità, cioè l’introduzione dei quiz per l’ultima classe delle superiori in primavera, con validità sia per il voto di maturità che per l’ammissione all’Università. Lo dicono da anni: se ci fosse una prova a quiz all’esame di Maturità non sarebbero necessari i test d’ingresso per le facoltà! E’ assurdo che un quiz decida del futuro degli studenti: i docenti delle medie ben sanno quanto i loro studenti vengano penalizzati dai ridicoli quiz all’esame di terza! E oramai l’assurdità dei quiz appare innegabile a chiunque non sia legato ai carrozzoni dell’Invalsi e dell’Anvur: indovinelli insulsi e arbitrari, assolutamente non in grado di valutare gli studenti, oltre che i docenti, la scuole e le Università, utili solo ad alimentare il vasto mercato della “preparazione ai test” (e delle tasse di ammissione agli stessi), non dedicato alla preparazione sulle materie, ma ai trucchi per rispondere ai quiz, privilegiando risibili saperi nozionisti e tecniche mnemoniche, estranei al bagaglio culturale che dovrebbe servire per affrontare una facoltà universitaria.
Ci vogliono tutti/e uguali, standardizzati negli insegnamenti e negli apprendimenti. La stessa logica falsamente meritocratica che sta dietro i quiz Invalsi presiede ai test d’ingresso all’Università.