ANTONIO REZZA E FLAVIA MASTRELLA
incontro col pubblico
EX ASILO FILANGIERI
martedì 11 febbraio
ore 21
In occasione della loro permanenza a Napoli (Teatro Bellini) per lo spettacolo “7-14-21-28”, Antonio Rezza e Flavia Mastrella saranno all’ex Asilo Filangieri martedì 11 febbraio alle ore 21 per un incontro col pubblico.
Per l’occasione verrà proiettato il film Troppolitani 56.
TROPPOLITANI 56
un film di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
martedì 11 febbraio 2014, ore 21
Ex Asilo Filangieri
vico Maffei, 4 (San Gregorio Armeno)
Napoli
Troppolitani 56, di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, è un cortometraggio che parla di razzismo e insofferenza e racconta, attraverso il canto, la convivenza forzata e la cultura di chi è straniero.
56 è il bus più multietnico di Milano sul quale sono saliti Rezza e Mastrella. Nessuno li conosceva ma per poco, bastò una piccola provocazione ed ecco il coro, un musical su quattro ruote fatto di canti, poesie e filastrocche africane, arabe e sudamericane.
Seguirà l’incontro con gli autori.
All’Ex Asilo Filangieri i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. E’ gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere delle spese minime e a dotare gli spazi dell’Ex Asilo Filangieri
dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale per produrre arte e
cultura.
7-14-21-28
uno spettacolo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
da mercoledì 12 a domenica 16 febbraio 2014
repliche ore 21.00 – domenica ore 17.30
Teatro Bellini
Napoli
http://www.teatrobellini.it/al-bellini/700-7-14-21-28
(mai) scritto da Antonio Rezza
un Habitat di Flavia Mastrella
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato.
Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire.
Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile.
Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso
l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo.
Qui non si racconta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto.
Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono.
Fine delle parole.
Inizio della danza macabra.
La storia
In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero. La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino.
Una donna bianca, vestita di rete e di illusione, rimpiange il tempo degli inizi, quando l’amore è solo affanno e poco ancora.
Il non senso civico sfugge a chi governa come bestie questo ammasso di carne alla malora.
Si vota con la gola gonfia delle urla di chi ha votato prima, ci si lascia sovrastare dall’istituzione che detta
convenzione e cancella dignità.
Il sollevatore di pesi solleva se stesso e la famiglia organizzata che sputa fiato su ogni collo alla deriva.
Intanto la cultura si finanzia con i soldi del padrone: il servilismo non ha dote.
Seduti nell’alto dei cieli ad aspettare il Dio mozzo che ci ha fatto a pezzi.
E finalmente i numeri a rendere lo spazio fallace, in balia della cifra che lo schiaccia.
Costretto a ragionare non per logica ma per sottrazione, l’uomo è improvvisamente migliore: sotto di lui
non c’è la terra che lo seppellirà ma la tabella di uno spazio mai così confuso.
Che poi si ride è un problema legato alla mercificazione della pelle macellata.
In questo gioco macabro e perverso si affaccia la fiaba allucinata: altro che felici e contenti, qui la nevrosi
insegue il capriolo: uno che scappa e l’altro che corre con due gambe che non ne fanno una.
Fossimo zoppi faremmo più paura.