MAGNIFICHE SORTI E PROGRESSIVE

(2020, 50 minuti)

un documentario di
CLAUDIO DI MAMBRO
LUCA MANDRILE
UMBERTO MIGLIACCIO
con RENATO CURCIO
“Il possibile è infinitamente più ampio del probabile”
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MAGNIFICHE SORTI E PROGRESSIVE è un’esplorazione visiva e mentale e una provocazione politica e sociale. Renato Curcio, socio-analista, cofondatore delle Brigate Rosse e prigioniero nelle carceri italiane per più di vent’anni, esplora l’isola di Santo Stefano e L’Ergastolo, carcere panottico ivi presente, ora completamente abbandonato, analizzando le analogie tra le istituzioni totali e la Rete. Possiamo immaginare Internet come una prigione? I nostri account sui social network possono in realtà essere delle celle carcerarie? Qual è il volto del sorvegliante invisibile e seduttivo che ci traccia? Quale futuro probabile per la nostra società hanno sviluppato gli algoritmi?
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MAGNIFICHE SORTI E PROGRESSIVE è un film documentario che ha per protagonisti Renato Curcio e l’Ergastolo di Santo Stefano, una struttura panottica che sorge nell’omonima isola dell’arcipelago Ponziano, di fatto poco più di uno scoglio in mezzo al mare. Il Panottico, termine coniato dal giurista e filosofo inglese Jeremy Bentham, è una parola composta da pan- che in greco significa “tutto” e optikon che significa “vedere”, sintetizza la “capacità di vedere tutto” con un unico sguardo, ovvero un’architettura fisica e sociale di un potere invisibile. Il carcere di Santo Stefano, prima struttura al mondo nella quale è stata attuata questa idea (1797), è quindi il luogo fisico nel quale è ambientato il documentario e costituisce, insieme all’isola sulla quale sorge, la metafora dalla quale si dipana l’analisi che il protagonista, Renato Curcio, fa degli effetti della cosiddetta Rivoluzione Digitale. L’avvento di internet e delle tecnologie connesse alla rete hanno determinato negli ultimi vent’anni un cambiamento radicale della nostra vita. Su circa 7 miliardi di abitanti nel pianeta ci sono in circolazione 3,5 miliardi di smartphone e la previsione di mercato per il futuro è che tra 3 anni potrebbero esserci tra 20 e 26 miliardi di oggetti smart connessi alla rete. Basta pensare che nel 2000 Facebook non esisteva per capire qual è la portata e la velocità con cui questo cambiamento sta avvenendo e si è radicato nella nostra società. La narrazione intorno alla magnificenza degli effetti che le nuove tecnologie possono avere su di noi è pervasiva: la tecnologia ci rende più smart o, addirittura, ci fa ambire ad una nuova forma di superuomo tecnologico. Poco diffuso, invece, è il pensiero critico intorno all’impatto che tutto ciò ha effettivamente sulla natura stessa dell’umanità così come l’abbiamo conosciuta sinora. Renato Curcio è da anni impegnato nello studio delle nuove forme di potere che il capitalismo ha assunto grazie all’avvento della rete e delle tecnologie digitali. Nei suoi saggi L’Impero Virtuale, L’Egemonia Digitale, La Società Artificiale, L’Algoritmo Sovrano e da ultimo Il futuro colonizzato, illustra in modo efficace come la colonizzazione dell’immaginario, sia collettivo che individuale, la trasformazione del processo produttivo nella totalità dell’universo lavorativo, l’invasione e il controllo di ogni singolo ambito della vita dell’individuo: stiano determinando una nuova forma di totalitarismo. Una società artificiale che, ben oltre la società industriale, la società dello spettacolo e la modernità liquida, ci mette di fronte al germe accattivante e vorace di un totalitarismo tecnologico che, a differenza di quelli ideologici del Novecento, invade e colonizza il luogo fondamentale della libertà, quello delle relazioni umane.