sabato 23 gennaio 2016 h 18.30
LE RADICI DELLE BUONE PRATICHE
Incontro conviviale con il danzatore Alessandro Pintus / NonCompany,
la Comune Libertaria URUPIA e Cucina Clandestina
“Originariamente l’arte nasce come imitazione della natura, scevra da intellettualismi e risonante della vibrazione presente nell’ambiente. L’arte, tornando in natura, riacquista il suo significato primigenio.
Da più di un decennio NON Company si occupa di organizzare iniziative a carattere formativo in campo artistico, promuovendo, assieme ad una specifica e pregevole didattica coreutica, anche attività ed eventi culturalmente e socialmente utili per la comunità e l’ambiente naturale in cui si trova ad operare. I progetti di NON Company si inseriscono in un quadro di “Buone Pratiche” da intendersi come un sistema di attività e di orientamento che desidera informare le persone sulla necessità di stabilire una relazione più diretta e fertile tra arte, natura e società.
Preservare la natura significa salvare l’arte dal senso di possesso umano, dal pensiero narcisistico ed intellettualistico degli uomini e restituirla invece al mondo da cui essa origina e a cui per sempre è destinata. L’Arte è Natura e la Natura è Arte”.
www.alessandropintus.com
“ Xylella è un batterio che prolifera nei vasi xilematici delle piante (quelli che portano la linfa grezza, ossia l’acqua e i soluti in essa disciolti, dalle radici alle parti periferiche delle piante), causandone l’occlusione e quindi una serie di alterazioni in grado di determinare, in alcuni casi, anche la morte delle piante infette.
La trasmissione del batterio avviene esclusivamente ad opera di alcuni insetti vettori che si nutrono succhiando la linfa dai vasi xilematici delle piante infette. Non tutte queste inoculazioni danno luogo a infezioni di X. fastidiosa: solo nel caso che la pianta ricevente sia suscettibile, il batterio è in grado di moltiplicarsi e diffondersi, formando colonie che possono rimanere latenti nella pianta infetta ovvero indurre una malattia sintomatica.
Allo stato attuale l’unica specie diffusa nelle aree ‘infette’ del Salento, per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio, è il Philaenus Spumarius L., meglio nota come “Sputacchina media” per la schiuma bianca, simile alla saliva, in cui vivono immerse le forme giovanili dell’insetto.
Diciamo subito che noi non crediamo che il batterio sia davvero il responsabile (o, almeno, il principale responsabile) dei fenomeni di disseccamento degli ulivi del Salento, quello di cui invece siamo convinte è che sia in atto un vero e proprio piano criminale, che vede agire di concerto diverse istituzioni regionali, statali ed europee, e che ha come fine l’eliminazione dei limiti e delle salvaguardie che fino a poco tempo fa impedivano nel Salento la distruzione degli alberi secolari di ulivo; tutto ciò allo scopo finale di spalancare la strada a diverse speculazioni, che vanno dalle mega strutture turistiche (soprattutto resort e campi da golf), all’impianto degli uliveti cosiddetti “superintensivi”, sicuramente più funzionali agli obiettivi di profitto delle mafie agroindustriali pugliesi.
E’ ormai chiaro che il disegno della classe politica e delle lobby padronali della regione è quello di trasformare profondamente il territorio salentino, squalificandolo al livello di un volgare “divertificio” turistico per tutte le classi, circondato da un’agricoltura intensiva a basso costo e totalmente meccanizzata, diretta alla produzione di alimenti scadenti e non autoctoni e caratterizzata da modalità produttive e aggressive sia nei confronti dell’ambiente bio-naturale che del contesto sociale ed economico del territorio. Tutto ciò, naturalmente, al solo scopo dell’arricchimento personale di pochi.
Come questo piano si stia realizzando, da alcuni anni a questa parte, cercheremo di spiegarlo…”.
L’ assemblea delle comunarde di URUPIA.
https://urupia.wordpress.com/
– ALESSANDRO PINTUS è danzatore, coreografo e docente fa parte della prima generazione di danzatori Butoh italiani. Inizia ad interessarsi alla danza Butoh nel ’96. Studia in Europa e Giappone lavorando con gli insegnanti più rappresentativi: Pierpaolo Koss, Ko Murobushi, Masaki Iwana, Min Tanaka, Kazuo e Yoshito Ohno, Akira Kasai ed inoltre studia e lavora con Enzo Cosimi, Lindsay Kemp, Dominique Dupuy. Fin dal 2000 esercita un’intensa attività artistica e didattica in Italia ed in Europa. Nel 2001 fonda la compagine di ricerca NON COMPANY che si occupa di investigare i significati reconditi della danza Butoh, sondando le radici culturali italiane. Nel 2011 è stato invitato a partecipare al 5th International Butoh Dance Festival eX…iT! presso SchlossBroellin (Berlino – Germania). E’ stato docente nell’ambito del “Master di Teatro nel Sociale e Drammaterapia” per il Dipartimento di Arti e Scienze dello spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma. Attualmente insegna alla scuola di cinema R.F.A. (Roma Film Academy) presso gli studi di Cinecittà a Roma.
– Il progetto URUPIA nasce all’inizio degli anni novanta dall’incontro tra un gruppo di salentini – all’epoca quasi tutti redattori della rivista “Senza Patria” – e alcune persone di origine tedesca, “militanti” della sinistra radicale in Germania.
Difficile descrivere che cos’è la Comune Urupia; difficile dare un’idea, sia pure approssimativa, delle innumerevoli attività – poitiche, sociali, lavorative, economiche – svolte dal 1995 ad oggi dalle centinaia di persone che hanno animato questo laboratorio sociale dell’utopia. Nelle intenzioni delle comunarde che diedero vita al progetto, la Comune avrebbe dovuto rappresentare la realizzazione pratica di un’utopia libertaria: la possibilità, cioè, di raggiungere un alto livello di autosufficienza economica, di libertà politica e di solidarietà sociale attraverso il lavoro e l’agire collettivo, eliminando ogni forma di gerarchia, sia quelle determinate dalla proprietà che quelle legate al sesso, sia quelle fisiche che quelle intellettuali. Urupia doveva essere un laboratorio quotidiano dell’autogestione che riuscisse a permettere al tempo stesso il massimo sviluppo delle possibilità individuali e la massima negazione delle leggi del mercato, il rispetto delle diversità umane e l’opposizione alle leggi del privilegio e del profitto; la dimostrazione concreta, insomma, della possibilità di un vivere individuale e collettivo che negasse, di per sè, il più possibile, le ingiustizie del sistema dominante.
Quotidianamente si vive la consapevolezza della difficoltà di un percorso di vera autogestione: i continui conflitti tra privato e collettivo, il costante riemergere di comodi meccanismi di delega e di ambigue gerarchie informali, la difficoltà del raggiungimento di una vera uguaglianza tra i sessi e di un rapporto di serena, efficace collaborazione tra uomini e donne, la risucchiante prepotenza delle peggiori leggi dell’economia, sono tutte contraddizioni che stanno lì ad indicare quanta strada ci sia ancora da fare, e quanto difficile sia questo percorso.
Si è convinti però del carattere sperimentale del progetto e nella ricerca costante, nelle nostre menti e nei nostri cuori, di sentieri di una sincera e reale trasformazione sociale.
/// All’Asilo i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. È gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere le spese minime e a dotare gli spazi dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della cultura per portare avanti la sperimentazione politica, giuridica e culturale avviata all’asilo.