Mi scuso con tutti per la mia assenza, dovuta a un problema di salute (per fortuna non grave). Per almeno tre ragioni avrei desiderato essere con voi oggi all’ex Asilo Filangieri.
La prima è per conoscere da vicino l’esperienza della Balena, vederne i luoghi, condividere con voi progetti, speranze, idee per il futuro.
La seconda ragione è per partecipare alla presentazione delle “pillole di ecologia”, una collana tanto più ambiziosa nella sostanza quanto più ‘piccola’ nella forma, lanciata dalla Scuola di Pitagora editrice, dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dal Liceo Scientifico statale “A. Gallotta”. Il titolo della collana inganna, perché pare latino e non lo è: Quaedam significa infatti “quaderni di educazione ambientale”, ed è proprio nel suo carattere antologico, nella stessa “taglia” ridotta dei libri, nel suo rivolgersi alle scuole, che si cela e si manifesta la sua ambizione.
La terza ragione è perché avrei desiderato incontrare amici che stimo moltissimo, a cominciare da Paolo Maddalena, giudice emerito della Corte Costituzionale e strenuo difensore dell’ambiente: a lui si devono, nei nove anni della sua permanenza alla Corte, tutte le più importanti sentenze in materia di ambiente e di danno ambientale. Sentenze che hanno fatto epoca, che hanno ri-orientato la giurisprudenza italiana in merito, facendola guidare dai principi della Costituzione. Avrei desiderato incontrare l’avv. Gerardo Marotta, una nobile figura alla cui generosità, intelligenza e passione civile non solo Napoli ma l’Italia intera deve moltissimo. E i più giovani, da Massimiliano Marotta ad Anna Fava, da Nicola Capone a Lisa Miele, Giuseppe Micciarelli, Alessandra Caputi e tutti gli altri amici della Società di studi politici: la grande sintonia che ho sentito fra il loro percorso e il mio è per me ragione di incoraggiamento e di fiducia nel futuro.
Solo se fossi fisicamente presente potrei tentare un contributo alla conversazione che qui si svolge sul tema dei “beni comuni”, sulla loro necessità in una democrazia partecipata, sulla possibilità di estenderne il concetto e l’operatività, sul piano etico, ma anche su quello dell’ordinamento giuridico e soprattutto nella pratica politica, a quei beni culturali che, come questo edificio, possono servire da cornice e da stimolo per attività culturali auto-gestite da liberi gruppi di cittadini solleciti del bene comune. Fra “bene comune” come valore e “beni comuni” come proprietà materiali, che possono essere indirizzate verso il vantaggio culturale e civile della comunità, esiste infatti tutto un circuito di idee e di progetti che dobbiamo ancora esplorare. Mi piacerebbe, la prossima volta che verrò a Napoli, poter dire che l’esplorazione di questa nuova frontiera ha segnato un balzo in avanti proprio qui. Che lo ha fatto grazie all’Asilo Filangieri, grazie a La Balena, grazie all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Salvatore Settis