Proiezione del Film documentario
INSIDE JOB
e cena sociale.
EX ASILO FILANGIERI
giovedì 14 novembre, ore 19
Trama
Un documentario che prova a indagare la scioccante verità dietro la crisi economica del 2008. La crisi finanziaria globale, con un costo di oltre 20.000 miliardi dollari, ha lasciato senza lavoro e senza casa milioni di persone. Attraverso approfondite ricerche e interviste con i principali addetti ai lavori, politici e giornalisti, Inside Job ricostruisce la nascita di una industria canaglia e svela tutte quelle relazioni corrotte che hanno avvelenato la politica, il mondo accademico, finanziario e istituzionale.
Spunti di riflessione
La crisi economica del 2008 è stata scatenata, afferma Harvey nel suo ultimo libro, da una crescita sproporzionata ed incontrovertibile dei flussi finanziari del capitale globale già negli anni ’80 ed ha radici essenzialmente urbane.
Questa crescita dovuta in prima istanza allo shock Volker, ha visto la creazione di un intero sistema bancario ombra e la nascita di derivati e cartolarizzazione che essenzialmente avevano lo scopo di attirare gli investitori proprio per i bassi tassi di interesse ed alta redditività nel breve periodo. Prima Regan e poi Clinton hanno dato ampio margine di manovra all’indebitamento e alla corsa al rischio in investimenti pericolosi ma altamente remunerativi. L’amministrazione Clinton nello specifico segnò essenzialmente il passaggio di questo enorme flusso di denaro doveva essere situato in qualche posto per poter essere remunerativo e quindi insieme alla Fannie Mae e alla Freddie Mac nella metà degli anni ’90 siglò un accordo conosciuto come “National Partners in Homeownership” con lo scopo di dare sovvenzionamenti alle classi impossibilitate ad accedere ad un mutuo e quindi rassicurate dal Governo americano e dai suoi parterns, la popolazione americana (in particolare quella nera che oggi è in percentuale la maggiore ad essere sfrattata e a vedere le proprie abitazioni pignorate dalle banche) ha firmato migliaia di contratti agevolati che poi non è riuscita a ripagare.
Le banche sapevano bene che queste determinate fasce della popolazione non sarebbero mai riuscite a pagare il debito contratto, ma la cartolarizzazione delle ipoteche ha permesso di distribuire il rischio in una serie di titoli (ora considerati come spazzatura) che la banca ha rivenduto al massimo prezzo e ne ha tratto il massimo profitto. Questo giro di affari alimentò un giro di speculazione di ben 1,4 miliardi di dollari, ma tale denaro era in realtà del capitale fittizio –come scrive Marx- in quanto non legato all’economia reale ma al puro “ripagherò in futuro al netto degli interessi” che avevano già raggiunto cifre esponenziali, visto che i derivati non hanno andamenti fissi ma variabili difficilmente calcolabili o comprensibili per quasi tutti gli investitori.
La lezione dei mutui subprime e della speculazione di alti investimenti sul territorio e della bolla speculativa scoppiata nel 2008 che ha condotto i due colossi Fannie Mae e Freddy Mac alla bancarotta si traduce in un solo semplice principio, come enunciato da Gozmann e Newmann: “la finanza può costruire città e sobborghi, ma non necessariamente può permettersi di pagarli”. Tuttavia da questa lezione, la finanza sembra non ne ha tratto delle conseguenze importanti, e noi in fondo non ci aspettiamo il contrario da un ambito in cui si agisce in maniera del tutto irrazionale fingendo invece che esistano delle leggi razionali che relegano i comportamenti umani ad una serie di variabili poste sui principi al quanto vaghi dell’utilità e della massimizzazione degli interessi.