LA PROTESTA
Una fiaba italiana

di
La ballata dei Lenna

per

IN TRANSITO
rassegna di arti sceniche da altrove

EX ASILO FILANGIERI
13 febbraio, h. 21

 

Siamo  in  Italia.  In  uno  dei  tanti  uffici  del  turismo  sparsi  nella  penisola.  Anche  oggi  nessun
avvenimento particolare. Due giovani impiegate portano avanti il proprio lavoro come ogni giorno,
sottovalutando, però, gli strani atteggiamenti del loro superiore.
Tutto si ricompone ai loro occhi quando scoprono, accuratamente riposta nei rispettivi armadietti, una lettera di licenziamento. Le due impiegate si convincono, in quel momento, che la perdita dellavoro comporta la rinuncia della propria identità e allora decidono di reagire. Senza troppi giri di
parole mettono su la loro protesta, che non prevede nessun tipo di compromesso poiché la protesta
comincia dove il compromesso finisce.

FOTO di Laura Tota

Persuase della colpevolezza del  loro superiore  inscenano un rocambolesco e crudele sequestro,
totalmente  ignare  del  fatto  che  proprio  come  loro,  anche  il  collega  è  vittima  del  medesimo
licenziamento. Con lo scorrere del tempo, però, la rabbia dettata dall’istinto si trasforma nella paura
di non essere in grado di gestire un atto così violento. Le due ragazze decidono di liberare il loro
superiore e assumersi la responsabilità di quel gesto. Ma qualcosa sovverte ancora gli eventi. Il capo che ormai, senza più nulla da perdere, avrebbe la possibilità di vendicarsi, decide, invece, di unirsi ad un acceso e vivo confronto che porta ognuno a manifestare tre diverse forme di protesta e a lanciare tre soluzioni differenti d’un possibile riscatto individuale.

La compagnia La ballata dei Lenna presenta lo spettacolo Cantare all’amore presso il teatro Interno 5 (via San Biagio dei Librai) sabato 8 (ore 21) e domenica 9 febbraio (ore 18).

Laboratorio teatrale a cura della compagnia La ballata dei Lenna
(da lunedì 10 febbraio a giovedì 13 febbraio, ore 10 – 14)

Il progetto è un cantiere teatrale aperto; un viaggio tra le città, gli enti e le associazioni d’Italia volto a promuovere scambi culturali e artistici; una ricerca in cui il teatro dà voce alla gente e diventa lo strumento privilegiato di riflessione, il pretesto con cui rendere nuovamente possibile un incontro tra cittadini.
Il laboratorio è rivolto a persone differenti per età e per fasce sociali in modo da creare un raccoglitore di storie eterogenee, con l’intento di dare voce a una protesta vera, sintomo di un malessere diffuso che è difficile mettere su uno striscione: la protesta degli esseri umani.
La compagnia si fa carico di proporre idee nuove per sperimentare nuove forme di partecipazione.
Il percorso vuole essere un incontro e un confronto che, attraverso le pratiche teatrali,  abbia come tema la ricerca di una frase che sia capace di rappresentare i nostri tempi moderni e le aspettative del nostro Paese oggi.
C’è una frase che può racchiudere tutto? Esiste? Si può dire il nostro sentimento in una sola frase?
Si dice che sia un tempo di confusione e spaesamento, un tempo in cui si urla forte il diritto ad avere la propria illusione, senza essere disposti a pagare il prezzo della disillusione.
Ma noi, il futuro, ce lo possiamo permettere?

Storia del progetto

foto di Francesco Castellani

Il  percorso di produzione artistica e organizzativa di uno spettacolo che,  come questo, mette in
scena condizioni legate alla stretta attualità da un lato, e alle più profonde aspettative delle persone
dall’altro,  risente  necessariamente  dei  cambiamenti  che  la  quotidianità  racconta  ogni  giorno.
Quando parliamo di persone che protestano, e cerchiamo di ragionare su un loro percorso scenico,
inevitabilmente veniamo influenzati dalle notizie di cronaca, in questi giorni sempre più incalzanti.
Alla base delle nostre scelte, in questo progetto, abbiamo deciso di mettere l’esito di un percorso da noi ritenuto necessario per la costruzione di uno spettacolo che trattasse di questi temi.
Abbiamo tenuto dei laboratori teatrali in giro per l’Italia, allo scopo di ottenere dalla gente di estrazione più disparata un punto di vista sulla loro personale protesta.
Ogni sessione di laboratorio ha aggiunto un pezzo di consapevolezza alla nostra idea sulle cause e le conseguenze della protesta.
In effetti, la costruzione dello spettacolo poggiata anche su questo tipo di percorso è alla base originaria dell’idea di produzione artistica e organizzativa.

Il primo incontro con un laboratorio si è svolto a distanza quando, noi tre, diplomandi alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, abbiamo raccontato la nostra idea di fare uno spettacolo  che parlasse  del  nostro  momento  di  “migrazione”  dalla  fase  di  studenti  a quella di mestieranti, ad un gruppo di laboratorio di scrittura che si era formato presso la residenza teatrale di Teatro  Minimo  ad  Andria,  condotto  da  Michele  Santeramo.  Da  quell’incontro  è  nata  una collaborazione diretta e uno scambio di scrittura e improvvisazioni.
Il laboratorio comincia a produrre materiale e lo manda a noi attori che lo lavoriamo in scena e ne mandiamo i risultati al laboratorio di scrittura, che lo riscrive e ne manda i risultati a noi.
L’idea di allestimento iniziale con il tempo si modifica.

La migrazione delle passioni intime degli esseri umani, come ricerca di una rotta, di un ramo su cui appoggiarsi nel bel mezzo di un volo disorientato, diventa il centro dell’indagine.
Si arriva ad analizzare una condizione di malessere diffuso e indicibile,  ma reale e condivisibile, che finisce per mettere l’anima in protesta.
Le  tematiche  cominciano  a  ruotare  attorno  al  sentire  di  una  intera  generazione  troppo spesso liquidata con l’appartenenza alla categoria dei “giovani”. Giovani di qua, giovani di là, giovani fino a quarant’anni e più, perché con quel  termine oggi non si  tende più ad indicare un’età,  ma una condizione.
La condizione di chi non ha ancora completato la migrazione tra il tempo della irresponsabilità e quello della responsabilità.
Questa generazione non è sbandata, sembra così, è implosa, ha addosso un macello ma è totalmente incapace di dirlo, questa generazione si muove senza urla, tace, ha bisogno di spalle su cui poggiare le mani.

C’è uno striscione bianco, ma qual è la frase che racchiude tutto? Esiste? Si può dire il sentimento di una generazione in una sola frase?
Questa protesta anche senza volerlo, è rintracciabile in ogni angolo del mondo perché è una protesta dell’anima: ed ecco che decidiamo di raccontarla, affinché la storia raccontata diventi rintracciabile dappertutto.

A partire dalle suggestioni derivate da quel  percorso di scrittura e di approfondimento tematico, abbiamo poi continuato a lavorare allo scopo di comprendere le motivazioni nostre e degli altri, alla base della necessità di compiere quella migrazione, di affermare una propria presenza.
Verifichiamo  ogni  giorno  che  le  notizie  circa  la  protesta,  che  vengono  diffuse  dai  mezzi  di informazione,  tendono a descrivere situazioni estreme,  rappresentative di una fetta del  malessere che oggi muove le vite in Italia, ma non necessariamente corrispondenti alla maggioranza dei casi.
Costruendo lo spettacolo abbiamo cercato di restituire la verità di una speranza. Le singole storie dei personaggi, infatti, aprono verso una possibilità. Ognuno ha la sua soluzione, e deve trovarla per sè stesso. La somma di queste soluzioni è l’approdo per tutti.   Ci rendiamo conto che portare in scena una vicenda come questa, oggi sembra avere i contorni di una fiaba.
Ma non è di elementi che partecipino a sconfiggere malessere e paura che siamo sprovvisti?
In uno spettacolo come questo, con temi scivolosi e storie personali che ogni giorno occupano le pagine dei giornali, abbiamo provato a dare un nostro punto di vista che non dividesse le storie tra giuste o sbagliate, le soluzioni tra esatte ed errate.
Abbiamo cercato un punto di vista onesto. L’onestà di chi vede le cose e tenta di riferirle per come le ha viste, senza presunzione, allo scopo di provare a capire qualcosa in più.
Speriamo di esserci riusciti.
Il progetto “LA PROTESTA, una fiaba italiana”:
– ha ricevuto una menzione speciale al Premio Scintille 2011 – Festival Asti 33;
– è stato ammesso al Bando Culturale Erdisu 2012 della Città di Udine.
– ha vinto il primo premio come migliore spettacolo al Festival Anteprima89 ed.2012 Antidoti
Milano;
– è stato ammesso al Bando Giovani 2012 della Provincia di Alessandria.

Lo spettacolo ha inoltre partecipato a prestigiosi festival quali:
StartUp- il teatro delle nuove generazioni organizzato dal Teatro Crest di Taranto,  Festival Asti Teatro34,  Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria, Torino Fringe Festival.

La produzione

La compagnia ha cercato di mettere attorno a un tavolo soggetti pubblici e privati diversi.
Tante collaborazioni (dai teatri alle residenze teatrali ai festival, dai centri di aggregazione giovanile alle  università,  dalle  carceri  alle  cooperative  sociali,  dalle  associazioni  culturali  ai  centri interculturali,  dalle  scuole  alle  università,  dai  piccoli  imprenditori  alle  aziende  private  alla Confesercenti, dalle Regioni alle Province ai Comuni…) sono state attivate, per ampliare il lavoro e per garantire una circuitazione e un esito produttivo al progetto.
Diverse le modalità di partecipazione.
La volontà è stata quella di rendere i partecipanti ai laboratori, gli enti ospitanti e i sostenitori del progetto, partner del progetto stesso, per costruire una forma di produzione dal basso che potesse creare una fertile rete di collaborazioni tra realtà differenti.
Il nostro percorso di laboratori,  che ci ha permesso di raccogliere storie, volti ed esperienze sulla protesta,  è partito da Bari,  ha toccato Andria,  poi Barletta,  è salito ad Alessandria,  è passato per Oviglio, è andato a Genova, a Torino, si è fermato a Milano, a Rimini, a L’Aquila, ed è arrivato ad Udine.
La messa in scena si  porta dietro così  un bagaglio ricco di incontri  molto importanti,  le storie, infatti, seppur raccolte nell’ambito di una comunità ristretta, possano avere la presunzione di essere simbolo di condizioni che in più grande scala riguardano tanta altra gente.
La protesta generale diventa il riflesso di una protesta individuale, sintomo di una condizione intima che riguarda da vicino gli esseri umani.
Noi vogliamo lavorare così: con una lente d’ingrandimento, perché in ogni cosa piccola si possa cercare la sintesi di tutto il resto.

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Per partecipare al laboratorio inviare la richiesta a laboratori.exasilo@gmail.com

Il laboratorio si terrà dal 10 al 13 gennaio, dalle 10 alle 14.

È richiesto un contributo di 40 euro (per quattro giorni di laboratorio) che serve a coprire i costi artistici.
Il contributo non è vincolante ai fini della partecipazione.

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All’Ex Asilo Filangieri i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. E’ gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere delle spese minime e a dotare gli spazi dell’Ex Asilo Filangieri dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale per produrre arte e cultura.

L’ex Asilo Filangieri si trova in vico Giuseppe Maffei 4 San Gregorio Armeno (Napoli)