Economia (è) Politica
primo seminario autoconvocato della Rete Ricerca

Chi, Quando e Dove

Lunedì 21 settembre 2015 inauguriamo all’Asilo un ciclo di seminari itineranti, organizzato da una comunità aperta di ricercatori e ricercatrici.

Perché

Prima di presentarvi il progetto e il tema che affronteremo crediamo sia opportuno provare a restituire, seppur in poche righe, le motivazioni che ci hanno spinto ad impegnarci in questa iniziativa dai confini ancora in via di definizione e che chi vi si riconosce può, divenendone parte, contribuire a determinare.

Molte di noi si sono conosciute in giro per l’Italia, in incontri talvolta brevi perché scanditi dal ritmo contingentato di un seminario, summer school o conferenza. Ci siamo riconosciute quando abbiamo tentato di dilatare questi tempi fuggenti e abbiamo stretto (o abbiamo cominciato a stringere) relazioni promettenti, feconde e, ce lo si augura, durature. Condividiamo la passione per la ricerca, il rapporto precario con l’accademia, il desiderio di politica, oltre al dato – solo fino a un certo punto secondario – della vicinanza generazionale. Siamo fautrici di uno studio rigoroso, ma al tempo stesso riteniamo che il nostro compito sia quello di promuovere elaborazioni teoriche originali, contrastando i soliloqui che ciascuna sarebbe portato a fare dietro le proprie scrivanie: l’autismo scientifico genera catastrofi nella società, ben oltre gli inaridimenti personali.

Intendiamo costituire un gruppo che metta insieme, in modo semi-permanente, studiose e studiosi di materie molto diverse allo scopo di creare momenti seminariali in cui confrontarsi senza filtri o prudenze accademiche, ponendosi in reciproco ascolto per articolare ragionamenti e non per dare prova del proprio sapere pur faticosamente acquisito. L’evasione dai confini dei settori dell’ANVUR non è né un esercizio naïf né un surrogato di socialità, ma una necessità per noi e per la nostra ricerca. Se è vero che la specializzazione consente approfondimenti rigorosi di tematiche complesse, è altrettanto vero che essa rischia di rimanere chiusa in una visione unilaterale del mondo e delle cose. Il nostro primo obiettivo è invece quello di attivare una lente di indagine multiforme sul reale, con particolare attenzione ai fenomeni politici, culturali e sociali.

Abbiamo constatato negli anni come una simile modalità di relazione sia difficile da promuovere nell’ambito dei dipartimenti universitari: l’ingessamento gerarchico, la iper-settorializzazione che deve modellare le principali pubblicazioni, la rincorsa alla produttività che esautora i tempi di sedimentazione del discorso, i sentimenti di contrapposizione e competizione tra colleghi alimentati dalla scarsità di risorse economiche: tutto questo corre il rischio di determinare un lento disamoramento per il nostro lavoro, proprio perché accentua l’isolamento e la già appariscente frammentazione tra studiose e studiosi che pure si riconoscono all’interno di una medesima concezione della ricerca, della politica e del mondo. Sintomi, certo, acuiti dalle contro-riforme che si sono susseguite negli ultimi anni, modellate per aderire all’impronta dell’individualismo proprietario e competitivo che ispira quei criteri di valutazione “relativamente matematici” che classificano, disciplinano e dividono gli studiosi come gli atenei in virtuosi e non. Siamo consapevoli che questa modalità di ricollocazione del sapere è frutto della razionalità politica neoliberale, egemone nel mondo occidentale. Essa non può essere bonificata né in singoli luoghi, né da avanguardie, né in settori isolati.

Dalla condivisione di questa critica nasce la seconda ragione della nostra iniziativa. Siamo convinte che le nostre sensibilità politiche infondano anche le nostre ricerche: i temi che eleggiamo come nostri campi di studio, gli autori e le autrici, i criteri metodologici e le prospettive che adoperiamo sono tutti pezzi di uno stesso mosaico che ciascuno, nei proprio limiti, sta provando a risignificare: una lettura critica dell’esistente che ha senso, e forza, solo se tessuta insieme a quella di molte altre e altri.

Come

Per questo percorso non abbiamo ricette definitive e per questo scegliamo di cominciare con qualcosa di “semplice”, ma poco usato: un seminario permanente autoconvocato, in cui a turno ciascuno e ciascuna presenti un paper da discutere assieme, su un tema abbastanza ampio da poter essere affrontato da tutte le nostre varie prospettive disciplinari. Saggi autonomi, capitoli di libri, recensioni, materiale inedito, o altro: le forme potrebbero essere le più diverse. Il punto centrale è comunque quello di riunirsi, confrontarsi, fare ricerca in cooperazione, intersecare gli ambiti disciplinari, seminare una forma di relazione rivolta al reciproco sostegno e alla edificazione di fondamenta che creino le precondizioni per elaborazioni comuni, prodromiche di ulteriori futuribili passi. Modalità e pratiche sono tutte da inventare, mettere alla prova e rielaborare. Per adesso ci immaginiamo un formula libera di partecipazione, senza discussant o contro-relatori, in cui la diffusione con un congruo anticipo del materiale consenta interventi snelli, ma non estemporanei o improvvisati: una tavola rotonda di cui potremo raccogliere degli atti, che ci auguriamo possa allargarsi presto e promuovere iniziative nelle università, nei luoghi di socialità politica ed autorganizzazione civica che riteniamo più interessanti. Un network per condividere materiali, progetti e gettare ponti, di studio e relazionali, per pensare e praticare un altro modo di essere comunità, in senso scientifico.

C’è poi anche un secondo obiettivo, più ambizioso perché più politico. Ritrovarci come pretesto per organizzarci, per fare massa critica dentro e contro l’università neoliberale, per tentare di rovesciare la logica della guerra di tutti/e contro tutte/i imposta dalla nuova ragione del mondo. Si potrebbe allora pensare a forme di sostegno, scambio, appoggio reciproco. In quest’ottica, riteniamo che condizione preliminare alla realizzazione del progetto sia la capacità della comunità di riconoscere non solo il tratto comune del rapporto precario con l’accademia, ma anche ciò che tale condizione produce differenzialmente sulle singole esistenze (in termini economici e morali), così come il dato della nostra inevitabile dispersione territoriale. La combinazione di questi elementi rischia di avere una forza tale da scoraggiare la possibilità di stringere alleanze e mettere in comune idee e saperi “in presenza”, fuori dalle modalità di comunicazione mediate dai vari dispositivi. Per tentare di neutralizzare la portata di questi elementi, la comunità riconosce il valore del mutualismo e attorno a esso si organizza secondo modalità che dovremo volta per volta decidere e inventare assieme (autotassazione, sottoscrizione, autofinanziamento ecc.). Crediamo infatti che dalla neutralizzazione delle difficoltà materiali di ciascuno e ciascuna dipenderà grossa parte delle possibilità di costituzione e sopravvivenza della rete.

Cosa

Primo seminario

l’Asilo, Napoli, 21 settembre 2015

h. 15.00: Inizio seminari:

Adriano Cozzolino:More state, more market. On the reconceptualisation of institutional agency in the wake of the financial crisis and austerity political economy in Italy and Europe (2008-2011): towards the authoritarian turn of neoliberalism?

Matteo Santarelli: “Tu non sai chi sono io. L’espansione della ‘ndrangheta al Nord tra complicità e riconoscimento“.

[i paper sono disponibili su richiesta]

Il tema che abbiamo scelto come fil rouge per questa prima serie d’incontri è: Economia (è) Politica. Eventi recentissimi si sono incaricati di smascherare l’intrinseca politicità di ogni ricetta economica, mettendo sotto gli occhi di tutti e tutte lo spettacolare portato di violenza altrove celato sotto etichette apparentemente anodine: austerità, risanamento, aggiustamenti strutturali. Eppure, questa consapevolezza fatica ancora a farsi strada in quella che una volta avremmo chiamato opinione pubblica. Per troppo tempo una certa economia, si è voluta atteggiare a sapere tecnico-scientifico, pretendendo per i suoi enunciati uno statuto di verità semi-assoluta. Sottratti al raggio d’azione del dibattito collettivo e dell’azione politica, svincolati da qualsiasi forma di responsabilità, gli economisti (meglio, la grande maggioranza degli economisti) si sono ritagliati il ruolo di soggetti supposti sapere, di tecnici dotati di un’expertise neutrale ma decisiva, di punti di riferimento obbligati a ogni livello istituzionale. Di più, questa auto-rappresentazione ha svolto una funzione centrale nell’affermazione su scala globale del progetto neoliberale: nessuna sorpresa allora che essa sia ancora in larga parte egemonica.

Lo scopo di questo primo ciclo seminariale è precisamente quello di provare a scalfire, incrinare, decostruire questa egemonia, mostrando l’economia nella sua vera veste di potere-sapere, ricostruendo la sua genealogia e illuminando le sue intersezioni con tutto ciò che è politica, diritto, arte, persino spettacolo, mettendo in questione il carattere (anche sessualmente) neutro delle sue categorie e dei suoi concetti.