DIAMO I NUMERI!
54 mesi
di autogoverno e interdipendenza
l’asilo dal 2 marzo 2012 al 31 agosto 2016
contare_le politiche culturali
Abbiamo sempre un po’ di pudore a mostrare i numeri dell’Asilo. Il processo collettivo avviato 4 anni (e mezzo) fa si è sempre concentrato su modalità che niente hanno a che fare con parametri quantitativi. Tuttavia, oltre al rispetto di un principio di trasparenza – sempre pubblici sono il calendario e l’archivio di tutte le attività dal 2 marzo 2012 – i numeri diventano importanti se utilizzati per comprendere in maniera approfondita le articolazioni di tale complessità.
Innanzitutto l’esperienza dell’Asilo lascia intravedere come sia possibile ribaltare radicalmente la concezione e la pratica delle politiche culturali. L’azione conflittuale nata all’Ex Asilo Filangieri metteva in evidenza l’inadeguatezza delle politiche fondate sui grandi eventi. Eventi estemporanei calati dall’alto, come il Forum delle Culture che nell’Asilo aveva sede fino al 2012, caratterizzati da ingenti sprechi, senza alcuna ricaduta stabile sulla città e gestiti in maniera opaca e clientelare e senza nessun criterio di accessibilità.
La gestione dell’Asilo e delle sue attività è, da sempre, pubblica. Ogni settimana si dialoga in un’assemblea aperta (più di 190 in 4 anni e mezzo) e in molteplici tavoli di lavoro (più di 830 con circa 18mila presenze). Una modalità che, oltre a garantire trasparenza, ha instaurato un forte legame con gli abitanti della città, ha ridotto le distanze tra artisti, studiosi e cittadini e ha abbattuto i muri che separano i saperi, favorendo inedite connessioni e mettendo costantemente in discussione il rischio di autoreferenzialità delle singole arti.
Abbiamo scoperto quanto un processo culturale fondato sull’apertura, sull’inclusività e non vincolato da una direzione artistica limitante, possa essere dirompente. Dove bandi e direttori selezionano uno per escludere tutti gli altri, l’Asilo tende ad accogliere tutti e tutte. Il sostegno alla produzione indipendente, martoriata dai tagli e dalla mancanza di opportunità, rimane elemento centrale. Più di 250 progetti hanno potuto prendere vita, abbattendo i primi costi di produzione grazie all’utilizzo gratuito e condiviso di spazi, mezzi, saperi e competenze. Tutto questo ha generato per le lavoratrici e i lavoratori della cultura e dello spettacolo un’incommensurabile forma di reddito indiretto. Per non parlare della formazione e dei tanti e giovanissimi allievi che hanno studiato praticamente a costo zero. Il numero dei giorni di prove (più di 1300) e di formazione (più di 1500) e il numero delle compagnie teatrali, dei musicisti e dei soggetti produttivi presenti in questi anni (più di 2000) mettono chiaramente in evidenza che non esiste un gruppo di riferimento che utilizza in maniera esclusiva lo spazio. Ancora una volta sottolineiamo che non c’è nessun collettivo che gestisce la struttura, ma che al contrario l’attività complessiva è il risultato di una miriade di singoli desideri che confluiscono in un unico flusso. Un effetto moltiplicatore, questo, che oltre a far convergere passioni e interessi produce un nuovo pubblico culturale (più di 200mila presenze) più attivo e consapevole.
continuare_l’autogoverno e l’apertura
L’Asilo non sarebbe l’Asilo senza i suoi attraversamenti, senza le centinaia di persone che ogni settimana lavorano nei suoi spazi, che seguono un laboratorio o una residenza artistica, che ascoltano un concerto o assistono alla presentazione di un libro, che affrontano i problemi della città, dell’Europa, degli ultimi, degli sfruttati vecchi e nuovi, organizzando la conquista di nuovi spazi democratici nel loro lavoro, nel quartiere, che partecipano ad innumerevoli tavoli e assemblee senza etero-direzioni partitocratiche o poteri che hanno scritto in anticipo gli esiti delle discussioni.
L’Asilo non sarebbe l’Asilo senza il tentativo costante di provare a realizzare la (ragionevole) follia di una comunità orizzontale che, attraverso il mutualismo e la cooperazione, organizza l’uso civico di qualcosa che va molto oltre l’uso di quattro mura: l’Asilo è un laboratorio di autogoverno.
C’è un motivo per cui sentiamo il bisogno di chiedere maggiore sostegno a chi ha utilizzato e utilizzerà gli spazi per il prossimo anno: i numeri mostrano una crescita esponenziale delle attività e, con essa, della fatica nell’organizzarle. Abbiamo bisogno di aiuto materiale per strutturare una più equa redistribuzione dei compiti, perché non esistono stipendiati a cui delegare le funzioni che rendono possibile tutto questo: volontario e militante è il coordinamento delle attività, della tecnica, della comunicazione, delle pulizie, degli acquisti e di tutto ciò che è richiesto per poter realizzare quanto attraversa lo spazio. Senza una maggiore turnazione questo impegno rischia di diventare eccessivamente gravoso per chi vive nell’intermittenza e nella precarietà. Sostenere l’Asilo non è solo un atto d’amore, ma un atto di resistenza di fronte al disfacimento del settore artistico, alla regressione culturale e materiale del paese e all’imbarbarimento sempre più diffuso dei rapporti umani e sociali. Il tema dell’autogoverno s’intreccia con le nostre vite, con i diritti, con le pratiche di libertà, con “il comune”, inteso come metodo di cooperazione e produzione individuale e collettivo, autonomo e interdipendente. Perchè quell’indipendenza necessaria a che questo si sviluppi libero, sconfiggendo la grande illusione d’autodeterminazione coatta e autoreferenziale neoliberalista, che a l’Asilo si è profilata come desiderio produttivo peculiare dell’ambito culturale e artistico, ha un valore (portata, potenziale) ben più ampio del contesto in cui per noi si è delineato l’impegno politico che ha consentito il realizzarsi di tutta la produzione culturale (di cui i numeri sono traccia mentre le energie e le relazioni ne sono la sostanza) e ha innescato anche una profonda riflessione, tutta da sviluppare, che riguarda il lavoro e la produzione sotto il profilo della forza produttrice di chi rende possibile il concreto divenire di questa vitale cooperazione. Se forme di dono e scambio al di fuori del mercato sono giuste, altrettanto giustamente bisogna impiegare conoscenze e competenze senza svilirne l’enorme opera di arricchimento pubblica e collettiva, slegando il lavoro cognitivo dalla presunzione di gratuità che spesso lo accompagna, dall’università allo spettacolo, dal lavoro professionale a quello tecnico. Un’altra questione, quella della dignità del lavoro cognitivo, che sin dal 2012 ha animato la nostra azione politica.
Non cerchiamo scorciatoie: l’ambizione che abbiamo è quella di riorganizzare sempre meglio tutto questo in forme collettive, continuando a praticare la cooperazione lì dove il sistema artistico e culturale ci vorrebbe solo concorrenti o, nella migliore delle ipotesi, colleghi o semplicemente estranei che abitano lo stesso quartiere, la stessa città e a cui sono preclusi spazi sociali.
Essere l’Asilo è il nostro modo per dare forma a una battaglia politica collettiva, che infranga i muri identitari e machisti che alimentano la società e, a volte, purtroppo, anche le lotte che si alimentano dal basso. È il modo per mostrare che è possibile non solo immaginare, ma far funzionare una comunità aperta, sempre mutevole e autogovernata, nella quale orizzontalità e porosità non siano solo parole d’ordine rassicuranti, ma tensioni che mirano al rispetto per le individualità senza scioglierle in organicismi ideologici. Ci proviamo, non sempre riusciamo, ma proviamo e quando falliamo proviamo a fallire sempre meglio.
contagiare_usi civici e collettivi
La sperimentazione di pratiche, forme e contenuti avviata nel 2012, oltre ad aver prodotto una quantità straordinaria di attività, ha ottenuto, nell’ultimo anno anche riconoscimenti istituzionali e politici enormi.
La nostra dichiarazione d’uso civico e collettivo urbano ha fatto irruzione nei modelli di uso dei beni (pubblici). Abbiamo delineato una forma d’uso collettivo di un bene comune centrata su modalità trasparenti e plurali, oltre le concessioni e gli affidamenti e completamente diversa dall’assegnazione a soggetti privati che usano gli spazi in maniera esclusiva. L’abbiamo fatto pensando oltre l’Asilo, a tutte quelle esperienze che nascono dalle lotte e dai conflitti sociali, alle piccole associazioni, ai gruppi informali che non possono sostenere i tradizionali oneri d’uso (economici e burocratici) degli immobili quando le loro attività non corrispondono al modello dei locali commerciali fondati sul lucro privatistico, o, nella migliore delle ipotesi, al recupero delle aree degradate per favorire i processi di deresponsabilizzazione degli enti pubblici. Noi guardiamo, perchè ne siamo parte, a quelle esperienze che svolgono un alto valore sociale e che non lo fanno per costruire rendite di posizione di questa o quella associazione.
Percorrendo quella che abbiamo descritto come “una strada nuova” abbiamo cercato di cambiare il tavolo delle trattative tradizionali, superando la dicotomia dentro-fuori, la logica del governo amico o nemico; il nostro tentativo è stato quello di segnare spazi inediti di scrittura di atti amministrativi che coincidessero con la pratica quotidiana delle lotte, chiedendo alle Amministrazioni di prendere atto della pratica di nascita di nuove istituzioni e non di svilire il terreno del confronto nei vecchi schemi della politica, delle alleanze che, ad ogni tornata elettorale, rischiano di aprire processi vuoti o entrare in conflitto con quelli radicati sul territorio.
Abbiamo vinto questa battaglia impossibile con la delibera n. 893 del 2015, che riconosce l’Asilo come bene comune emergente. Oggi l’uso civico è stato esteso ad altri sette spazi liberati, riconosciuti con la delibera 446 del 2016. Abbiamo influenzato e contribuito alla nascita di altre forme di sperimentazione di partecipazione diretta come le Assemblee degli abitanti. Vogliamo ampliare le nostre conquiste, che oggi vengono citate e studiate in Spagna, a Madrid e a Barcellona, e in tante altre città italiane ed europee. Tra questi numeri vogliamo soffermarci su quelli che, in questo momento, riteniamo più importanti: la nostra lettura vuole essere un punto di partenza, l’inizio di un nuovo anno e di un’ulteriore crescita che ci faccia crescere rigogliosi e belli come mai prima.
E tutto questo vogliamo farlo insieme. Vogliamo moltiplicarci, vi aspettiamo all’Asilo.
I NUMERI DELL’USO CIVICO
DAL 2 MARZO 2012 AL 31 AGOSTO 2016
In 4 anni e mezzo di autogoverno
+ di 150 assemblee pubbliche di gestione per l’autogoverno dell’Asilo
+ di 830 giorni di tavoli pubblici di lavoro per l’approfondimento di progetti e proposte: tavolo armeria, tavolo arti della scena, tavolo autogoverno, tavolo biblioteca, tavolo cinema, tavolo infrasuoni, tavolo sociale, tavolo orto urbano
+ di 2000 soggetti produttivi, tra lavoratori e lavoratrici dell’arte della cultura e dello spettacolo, artisti, studiosi, ricercatori, singoli, gruppi, associazioni, comitati, istituzioni, cittadini, hanno utilizzato gli spazi e i mezzi dell’Asilo e/o organizzato attività
+ di 18000 presenze alla gestione diretta per l’autogoverno dell’asilo attraverso tavoli e assemblee pubbliche di gestione
+ di 5800 attività
tra cui
+ di 1300 giorni di prove di teatro, danza, performance e musica che hanno contribuito alla produzione di + di 250 progetti artistici nati all’Asilo e tanti altri progetti di passaggio distribuiti nei circuiti nazionali e internazionali
+ di 1500 giorni di formazione per + di 200 laboratori, workshop e incontri di formazione
+ di 300 tra dibattiti e seminari, incontri e assemblee pubbliche
+ di 300 tra gruppi musicali e singoli musicisti tra prove e concerti
+ di 300 tra compagnie, associazioni, gruppi e singoli artisti di teatro, danza e abilità aeree tra prove e spettacoli
+ di 250 tra proiezioni di film, audiovisivi e documentari, incontri, prove e riprese cinematografiche, verso la costruzione di una sala cinematografica per la distribuzione del cinema indipendente
+ di 200 tra mostre, installazioni, esposizioni, incontri di fotografia e di arte visiva e digitale
+ di 150 progetti ed iniziative artistiche e culturali per bambini
+ di 90 presentazioni di libri, ebook e riviste e editoria e incontri di poesia
+ di 200000 fruitori hanno partecipato alle attività dell’asilo
+ di… non li abbiamo mai contati ma tra articoli, servizi e reportage televisivi e radiofonici di rassegna stampa quest’anno sono venuti a trovarci, hanno scritto e parlato dell’Asilo tantissime testate online, cartacee, radiotelevisioni nazionali (e internazionali!)