I concerti in streaming non ci piacciono
Iniziava così la riflessione su quanto accadeva durante il periodo del lockdown che ha imposto un fermo alle attività artistiche e culturali.
Il modo di fruire la musica (e l’arte in generale) era momentaneamente cambiato costringendoci a dover ripensare i luoghi di condivisione.
I processi creativi dovevano resistere e adattarsi alle esigenze del momento.
La proiezione di performance musicali sulle piattaforme virtuali rappresentava un surrogato dell’esperienza concertistica che non restituiva il senso e la ritualità di uno spettacolo di musica dal vivo.
A questo punto la comunità dell’Asilo, ha lanciato una chiamata a* artist* che ha poi dato vita ad un gruppo il quale ha sentito la forte necessità di trovare un modo per conservare la dimensione collettiva dello spazio performativo in sicurezza in un momento in cui era imposto il distanziamento fisico.
Nel settimo video della rassegna Cronache del suono sospeso vediamo una creazione audiovisiva sul tema Respiro che é stato un tema centrale della nostra ricerca.
Durante la pandemia il respiro ha subito l’oltraggio di divenire veicolo di malattia, privandoci della spensieratezza nel godere della sua funzione primaria, che è alla base della nostra esistenza; lo abbiamo intrappolato da più di un anno tra le mura di casa o nella stoffa di una mascherina, durante quei brevi istanti all’aria aperta che viviamo il più delle volte con ansia furtiva, come se stessimo rubando quanto di più sicuro possedevamo: respirare incondizionatamente nei luoghi e tra le persone che amiamo.