sabato 21 maggio 2016 ore 18:00
Piazza San Domenico Maggiore, Napoli
Conflitti, democrazia, neo-municipalismo:
la sfida napoletana all’Europa
incontro organizzato da Massa Critica #decidelacittà
È possibile immaginare un’Europa senza gli effetti nefasti e autoritari delle politiche neo-liberiste? Un Mediterraneo senza barconi che affondano, persone che annegano e un Medio Oriente senza guerra?
Quali aperture restano per immaginare uno spazio Euro-Mediterraneo, al cui centro ci siano le persone e non gli interessi dei grandi gruppi bancari o delle lobby del petrolio e del cemento?
Possiamo pensare che “l’occupazione” dello spazio istituzionale sia condizione sufficiente a invertire la tendenza tecnocratica europea e a mettere al centro i bisogni e i diritti sociali in luogo della speculazione e della rendita?
Partendo da un’alleanza delle città “ribelli” d’Europa, è possibile costruire pratiche di autogoverno che mettano in crisi i dicktat che provengono da Bruxelles e dalla BCE? Può essere questo il luogo dell’opposizione al comando capitalista?
Prendendo le mosse dall’esperienza napoletana, dal rapporto autonomo e indipendente che in questi anni abbiamo costruito con l’amministrazione della città sulle molteplici lotte che ci hanno visto protagonisti/e, abbiamo scelto di costruire una tavola rotonda nella quale mettere al centro questi temi. Invitando a discuterne, il Sindaco De Magistris che con la sua amministrazione rappresenta una delle pochissime esperienze significative in questo senso, alcuni protagonisti delle assemblee degli abitanti nate in questi mesi in città, a nostro avviso i veri protagonisti del processo di cambiamento che Napoli sta vivendo, testimoni dell’esperienza politica di Barcelona en Comu e dell’amministrazione di Barcellona, studiosi/e e attivisti/e.
> 18:00 – 19:00
Discussione a più voci tra:
– Massa Critica
– Eric Barcena – Barcelona en Comú
– Decide Roma
modera Francesco Festa, EuroNomade
> 19:00 – 21:00
Discutono di neo-municipalismo e resistenze al comando europeo:
– Tiziana Terranova – Docente di Sociologia della comunicazione all’Università L’Orientale di Napoli.
– Maurizio Braucci – Scrittore
– Davide Tarizzo – Ricercatore di Filosofia Morale presso l’Università di Salerno.
Rispondono:
– I partecipanti alle assemblee popolari e degli abitanti di Bagnoli libera e della II Municipalità
– L’amministrazione di Barcellona
– Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris
A seguire dibattito aperto
Le città ribelli e la prospettiva europea – Spunti di riflessione
È recente la straordinaria stagione d’azione e partecipazione politica che ha vissuto la Grecia, culminata nella resa del governo Tsipras al ricatto imposto dall’Unione Europea. Nel Sud Europa, quando ormai sembrava che la tendenza generale fosse quella di soccombere sotto i colpi dell’ottavo anno delle crisi, sono nate delle esperienze neo-municipaliste che pongono il tema della resistenza e dell’opposizione alle politiche dell’austerità. Reti di città ribelli al debito e al TTIP stanno nascendo, ad esempio, nella Spagna post #15m. Partendo dai movimenti contro il debito pubblico e per il sostegno all’emergenza abitativa, sono nate alcune interessati esperienze amministrative: Badalona, Barcellona, Cadice, Saragozza, ecc. ecc.
A Napoli, negli ultimi anni, i movimenti per la difesa della cultura e dei beni comuni, contro le devastazioni ambientali, per il diritto al mare e all’abitare hanno fatto notevoli avanzamenti. La resistenza alle politiche del governo Renzi (dettate dall’asse BCE – USA – UE), fanno di Napoli una delle avanguardie del Paese rispetto alla sperimentazione di nuovi modelli di gestione della città. Anche l’amministrazione della città e il suo Sindaco hanno scelto la strada dello scontro istituzionale e della resistenza alle scelte scellerate del governo centrale. Il caso del contrasto al commissariamento dell’area di Bagnoli e al conseguente esproprio del potere e dell’autonomia del Comune, ente di prossimità delle comunità che abitano i territori, di decidere sull’assetto urbanistico da riservare a quell’area della città, assume i tratti dell’opposizione tra due diversi modelli di sviluppo e di democrazia.
La proliferazione di spazi liberati (case, parchi, chiese, centri sociali e di produzione culturale), l’assenza di licenziamenti nel settore pubblico, il blocco della svendita del patrimonio immobiliare, sono solo alcuni dei fattori che concorrono a fare di Napoli, un’autentica anomalia nel panorama nazionale ed europeo.
Queste condizioni, culturali, politiche e sociali, hanno determinato la possibilità di cominciare a sperimentare nuove forme della decisione pubblica attraverso assemblee popolari, partecipate dagli abitanti dei quartieri della città, e hanno messo al centro il tema del “chi decide sul presente e sul futuro della città”. Un nuovo modello di città sta muovendo i primi passi sostituendo all’inerzia diffusa tra le persone rispetto al coinvolgimento alla vita politica, il protagonismo di nuovi spazi decisionali e nuove istituzioni municipali agite direttamente dagli abitanti dei territori.
La coalizione tra diverse città europee, la crescita dei movimenti e la loro autonomia, sono in questo momento l’unica reale alternativa alla crisi dello stato-nazione, perché pongono in contrapposizione diretta gli interessi di chi le città le vive, di chi produce, di chi investe sulle relazioni umane, a quelli di chi sulle città vuole costruire nuove forme di speculazione sottraendo le briciole di potere decisionale che oggi ancora esistono nelle democrazie borghesi e sacrificando i brandelli del welfare alle privatizzazioni e alla rendita.
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