Oggi, da Napoli, in occasione della quinta tappa della Costituente dei beni comuni – un processo di produzione di diritto “dal basso” che intende ribaltare il discorso dominante e sperimentare, a partire dalle pratiche, altri modi di governare territori e risorse – rifiutiamo la retorica della sicurezza come dispositivo giuridico di controllo e riaffermiamo il diritto a manifestare e ad agire legittimamente contro azioni ingiuste.

Esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno agli uomini e alle donne della Val di Susa e chiediamo con loro l’immediata liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e la revoca delle misure cui sono illegittimamente sottoposti dal 9 dicembre con l’assurda accusa di terrorismo.

In questo momento ben 54 persone si trovano sotto processo per aver espresso con le parole e le azioni la loro contrarietà ai lavori di costruzione della TAV, opera ritenuta inutile e ingiusta da ampi strati di opinione pubblica e in primis dalle comunità coinvolte.

Applicare l’ipotesi del reato di terrorismo alla lotta ed alla resistenza che migliaia di cittadini operano, apertamente e pubblicamente ogni giorno, svela il dispositivo in base al quale la funzione di dissuasione e prevenzione della pena viene distorta con l’intento subdolo di terrorizzare la partecipazione sociale limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. E’ un’ipotesi insostenibile e pericolosa che conferma il crescente clima di criminalizzazione di ogni forma di dissenso e di organizzazione politica che nasce dal basso.

Evidentemente le barricate erette dai NO TAV ed esperienze come la baita Clarea, il presidio di Venaus e la Libera Repubblica della Maddalena risultano temibili fino a evocare lo spettro del terrorismo perché al contrario mostrano la possibilità e la desiderabilità di forme di autogoverno del territorio e di autorganizzazione basate sulla condivisione e sulla produzione di comune. Ecco che ad esse si contrappongono allora figure di reato indeterminate come le “condotte con finalità di terrorismo” prevista dall’art. 270-sexies c.p., che avendo ad oggetto la tutela di “un Paese o un’organizzazione internazionale” contro una serie indefinita di condotte aventi finalità altrettanto vaghe e indeterminate mirano a reprimere qualsiasi pratica possa contrastare efficacemente, anche solo a livello locale, come appunto in Val di Susa, la devastazione dei territori e il saccheggio delle comunità voluti dal capitalismo finanziario.

L’abuso delle misure restrittive per il ripristino della presunta “legalità” colpisce strategicamente le lotte che producono alternative alle politiche dell’austerity. Colpisce strategicamente tutti quelli che promuovono con le pratiche un’alternativa a politiche di governo che stanno erodendo dalle fondamenta i diritti, il welfare, l’autodeterminazione dei corpi singoli e collettivi, il riconoscimento delle comunità, del valore del territorio e delle sue relazioni.

Esprimiamo vicinanza e complicità a coloro che saranno a Torino per chiedere la liberazione del dissenso e con loro ci dichiariamo colpevoli di resistere e colpevoli di desiderare e agire nuovi scenari comuni.

L’assemblea della Costituente dei Beni Comuni

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APPROFONDIMENTI

L’appello: Contro la vendetta di Stato, per la giustizia

Giorgio Agamben sull’assurda accusa di terrorismo

Il sito notav.info