il cinema oltre la pellicola

incontro con Luca Bigazzi, Leonardo Di Costanzo, Alberto Castellano

domenica 17 aprile ore 19:30 l’Asilo

proiezioni
Open film collettivo
L’intervallo di Leonardo Di Costanzo

ore 19:30 proiezione Open
Interamente girato e montato negli spazi dell’ex Borsa del Macello di viale Molise a Milano, dove sorge Macao – Nuovo Centro per le Arti, la Cultura e la Ricerca, è un singolare esempio di film collettivo realizzato dagli animatori del tavolo cinema del centro sotto la supervisione di Luca Bigazzi. «Una delle sfide più impressionanti e interessanti a cui mi sia mai sottoposto – racconta Bigazzi – In Open il processo creativo è slegato dall’individuo, l’idea del progetto si definisce in maniera comune: un film collettivo è una dissoluzione della volontà personale».

ore 20:00 incontro con
Luca Bigazzi, direttore della fotografia
Leonardo Di Costanzo, regista
Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico

Essere o non essere? Il cinema al suo punto di svolta esistenziale, l’ennesimo della sua breve storia, si domanda se il passaggio al digitale, la rottamazione della cara vecchia pellicola, sia il suo futuro luminoso o la sua marcia funebre. In gioco è l’essenza stessa della settima arte, laddove il nuovo supporto arriva a negare finanche l’etimologia del film. L’avvicendamento, in corso da decenni, si è ormai concretizzato: dal gennaio 2015 addio alle pizze, i film sono distribuiti in sala solo in Digital Cinema Package. In ossequio a oggettive ragioni di mobilità e funzionalità della ripresa, di contenimento dei costi, di agilità della distribuzione – il digitale regna.

Eppure. Eppure Quentin Tarantino ha bandito il DCP dal cinema di sua proprietà e i suoi film li gira esclusivamente in pellicola (The Hateful Eight è addirittura in 70mm), così come Christopher Nolan e Paul Thomas Anderson impiegano – loro che possono – migliaia di dollari per far stampare e proiettare i loro lavori in pellicola. L’ultimo premio Oscar straniero, Il figlio di Saul, László Nemes l’ha filmato in 35mm, dalle nostre parti Pietro Marcello recupera pellicola scaduta per girare Bella e perduta, e cineasti come Nicholas Winding Refn non lesinano dichiarazioni d’amore al triacetato di cellulosa: «Con ogni mezzo necessario dobbiamo vedere i film su pellicola, perché è così che Dio ha creato il cinema».

La ragione? Solo la pellicola, con la sua grana unica, sarebbe capace di esprimere, trapassando lo schermo, la nostalgia per l’immagine che una volta catturata già non è più. Diversamente dai 24 fotogrammi al secondo, le immagini digitali sono “troppo perfette” e asettiche, appiattiscono il reale nella loro riproduzione priva di difetti. La pellicola invece è materia viva, che muta nel tempo (la stessa copia di un film di trent’anni fa, quanto sarà diversa oggi dalla prima proiezione?) e offre ancora oggi «una tavolozza visuale più ricca di quella dell’HD», per dirla con Martin Scorsese.
Ma forse la questione è mal posta: chi ha detto, dopotutto, che pellicola e digitale non possano convivere, due opzioni possibili a seconda delle esigenze e delle occasioni, nel cinema di oggi e domani?

a seguire proiezione L’intervallo
Il primo film “di finzione” di Leonardo Di Costanzo (Italia, 2012, 90 min.), supportato alla fotografia da Luca Bigazzi e in scrittura da Maurizio Braucci, è una piccola storia pienamente rappresentativa della Napoli d’oggi, in cui la stessa Napoli non si vede se non come riflesso, fuoricampo angosciante. Due personaggi, due adolescenti, costretti per una giornata intera in un unico spazio, che dopo la diffidenza iniziale sviluppano una confidenza fatta di racconti, esplorazioni dello spazio in cui sono confinati, scherzi e giochi, condivisione di ansie, speranze e preoccupazioni. Ma su di loro grava, inesorabile, l’ombra della città. Girato esclusivamente con luce naturale e quasi interamente all’interno dell’ex ospedale psichiatrico “Leonardo Bianchi”, è un’opera laboratoriale nella quale Leonardo Di Costanzo ha riversato tutta la sua sensibilità documentarista, che fa della relazione con l’altro la missione del proprio cinema.

approfondimenti
Minima et Moralia | Il cinema di Leonardo Di Costanzo
www.minimaetmoralia.it/wp/il-cinema-di-leonardo-di-costanzo/
Doppiozero | Leonardo Di Costanzo. L’intervallo http://www.doppiozero.com/materiali/odeon/leonardo-di-costanzo-l%E2%80%99intervallo
Ondacinema http://www.ondacinema.it/film/recensione/intervallo.html


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Luca Bigazzi è direttore della fotografia tra i più importanti e apprezzati del cinema italiano. Collabora, a partire dagli anni Ottanta, con i maggiori registi della sua generazione: Amelio, Soldini, Martone, Ciprì&Maresco, Placido, Sorrentino, oltre che con il maestro iraniano Abbas Kiarostami. Per sette volte è premiato con il David di Donatello per la migliore fotografia. Il suo lavoro, che lo vede quasi sempre impegnato anche come operatore, si caratterizza per una ricerca del realismo e della semplicità della messa in scena, fondata sulla predilezione per la luce naturale e sulla predisposizione alla sperimentazione. Dalle sue scelte, che lo vedono spesso al fianco di registi esordienti e indipendenti, traspare la sua tensione etica e politica, esercitata attraverso un continuo e personale impegno per il cinema italiano d’autore. Tra i titoli della sua filmografia: Così ridevano, Morte di un matematico napoletano, Totò che visse due volte, Romanzo criminale, La grande bellezza, Copia conforme.

Leonardo Di Costanzo, regista e docente di cinema, inizia a realizzare documentari alla fine degli anni Ottanta, con il breve Margot et Clopinette (1987). Nel 1994, insieme al regista cambogiano Rithy Panh, fonda a Phnom Penh, in Cambogia, un centro di formazione per documentaristi. Dalla fine degli anni Novanta la sua attività filmica si intensifica: gira Prove di stato (1999), sul sindaco di Ercolano, Luisa Bossa, poi A scuola (2003), cronaca di un intero anno scolastico in una scuola del quartiere San Giovanni. Del 2006 è Odessa, seguito dall’episodio Houcine di L’orchestra di Piazza Vittorio: I diari del ritorno (2007). Nel 2011 realizza Cadenza d’inganno, frutto di anni di lavoro, prima di cimentarsi per la prima volta nel cinema di finzione con L’intervallo (Premio Pasinetti al Festival di Venezia 2012), a cui segue nel 2014 L’avamposto, segmento del film collettivo I ponti di Sarajevo.

Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico, è stato redattore per anni de Il Mattino, ora collabora con le riviste Film TV e Alias, supplemento de Il Manifesto. È autore di numerosi saggi e volumi dedicati al cinema di genere, al doppiaggio, al varietà, e ha scritto monografie su Carlo Verdone, Clint Eastwood, Douglas Sirk, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.


→ All’Asilo i concerti, gli spettacoli, le proiezioni, gli incontri sono ad ingresso libero. È gradito un contributo a piacere che serve ad abbattere le spese minime e a dotare gli spazi dei mezzi di produzione necessari ai lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della cultura per portare avanti la sperimentazione politica, giuridica e culturale avviata a l’Asilo.