A Roma sta nascendo il Macro Asilo, il nuovo corso del Museo d’Arte Contemporanea sotto la direzione di Giorgio de Finis, attivista e curatore che conoscemmo durante uno degli Incontri sull’arte contemporanea all’Asilo. In quell’occasione Giorgio ci raccontò del MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, un’esperienza unica nata all’interno di una ex fabbrica occupata sulla Prenestina, il primo “museo abitato” dove convivono famiglie di etnie diverse e stratificazioni di opere d’arte straordinarie; uno spazio che abbiamo avuto modo di conoscere più volte da vicino.

È interessante approfondire le linee guida del nuovo museo d’arte contemporanea pubblico della città di Roma, inteso come nuovo dispositivo, un “organismo vivente” ospitale e relazionale in dialogo con la città, con il pubblico e con la cittadinanza.

Ma al di là delle linee programmatiche è interessante soprattutto rilevare come le sperimentazioni di un’alternativa in campo culturale – proprio come il Maam, l’Asilo e tanti altri spazi informali che da anni fondano le loro pratiche su relazioni, incontro, accoglienza, partecipazione diretta e autogestione, confluenze, rottura delle barriere, solidarietà e mutualismo, e sul libero accesso (il nuovo museo sarà a ingresso gratuito) – riescano a influenzare e, in qualche modo, “contagiare” le istituzioni.

Da sempre all’Asilo ci siamo chiesti come poter incidere in maniera più pragmatica sulle questioni legate al lavoro artistico e alle politiche culturali. Ma di natura l’Asilo non è mai riuscito a porsi come vertenza, cioè come rivendicazione di singoli problemi legati a specifiche categorie (come spesso accade nei processi di lotta), ma si è sempre posto nella dinamica della sperimentazione permanente, autonoma e indipendente, aperta alle contaminazioni e alle contraddizioni, come unica possibilità per modificare l’esistente in senso più ampio.

“Se vuoi correre un miglio, corri un miglio.
Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona”.

 

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