Pubblichiamo il disciplinare inviato oggi dall’Assessorato ai Beni Comuni agli iscritti alla Consulta.
Per giovedì 7 giugno abbiamo convocato un’assemblea pubblica per avviare un percorso partecipato di scrittura del regolamento di gestione dell’Ex Asilo Filangieri, e dare seguito, così, a quanto scritto nella delibera approvata la settimana scorsa, che stabilisce che “la gestione e la programmazione delle attività si svolga in forme e modalità condivise e partecipate” al fine di “garantire una forma democratica di gestione del bene comune monumentale denominato ex asilo Filangieri, in coerenza con una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 43 Cost., al fine di agevolare la formazione di una prassi costitutiva di “uso civico” del bene comune, da parte della comunità di lavoratori dell’immateriale”.
Ribadiamo che l’esperienza messa in pratica, ed ora riconosciuta, all’Ex Asilo Filangieri non può prevedere disciplinari paracadutati autoritariamente dall’alto né tanto meno essere inglobata in altri percorsi già avviati dall’amministrazione comunale, che non hanno finora coinvolto in nessun modo l’attività della comunità dell’Asilo.
La gestione dello spazio, l’elaborazione di un programma culturale e la strutturazione di un centro di produzione indipendente e autonomo non possono che essere compito della comunità che attraversa e attraverserà l’Ex Asilo Filangieri.
Il disciplinare inviato è in contraddizione con quanto scritto nella delibera ed è inficiato da un principio che noi intendiamo superare culturalmente e giuridicamente, ovvero la gestione degli spazi pubblici intesa esclusivamente mediante affidamento da parte dell’Amministrazione.
Vogliamo ampliare il discorso sul disciplinare, avviando un confronto pubblico per costruire in modo partecipato e condiviso un regolamento di gestione interno dell’ex Asilo Filangieri in analogia con gli usi civici, così come scritto nella delibera.
Un percorso ambizioso, aperto a tutti i cittadini, per elaborare una modalità di gestione del bene comune aperta e regolamentata, che, partendo dalla pratica plurale e radicalmente democratica che ha animato il nostro lavoro in questi tre mesi e oltrepassando il nostro stesso collettivo “di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale”, vada in una direzione di autogoverno del bene da parte di tutti i soggetti che intendono abitarlo.
La democrazia partecipata non può essere mortificata in brand di modelli assembleari irreggimentati dall’alto, perché questo non emancipa dalle logiche della “concessione” e dipendenza dal sistema partitico, destinata, purtroppo, a reiterare quella rete clientelare che pure, negli intenti iniziali, l’Amministrazione ha promesso di scardinare.