Riprendiamo e condividiamo l’articolo di Francesco Paolo Busco pubblicato su Identità Insorgenti, che ringraziamo per la fedeltà e leggerezza con cui è stato descritto ciò che qui si sta tentando di creare.

A Napoli “L’Asilo”, modello e riferimento sul tema usi civici

di Francesco Paolo Busco | 19 Marzo 2019 | identitainsorgenti.com

Tutti sanno che la zona di via San Gregorio Armeno, a Napoli, è unica nel mondo, che ci si può trovare un’altissima concentrazione di artigiani del presepe.

Bene, benissimo, c’è un’altra cosa però proprio dentro l’edificio a fianco al convento che porta il nome di quel santo, che è particolarissima, addirittura fa scuola in Italia e in buona parte del mondo, si chiama Ex Asilo Filangieri.

Qualcuno lo conoscerà, qualcuno molto bene, altri penseranno che invece è un centro sociale occupato.

Bene, l’Asilo è una grande palestra di vita civile, di comunità e pure di diritto.

fotografia di Francesco Paolo Busco

Si trova in un edificio di proprietà del Comune di Napoli, che viene però gestito, con esplicita approvazione comunale, dai cittadini, direttamente e, bisogna sottolineare, non da una qualche particolare associazione, o gruppo, o fondazione, ma semplicemente dagli abitanti, tutti, pure se solo di passaggio, che vogliono partecipare.

Mettiamo il caso che voleste presentare un libro, oppure produrre uno spettacolo teatrale e vi serve un posto adatto, grande, disponibile senza pagare. Sembra ‘na cosa un po’ fuori dal mondo, almeno da questo nostro occidentale, e invece se ci andate un lunedì verso le sette di sera potete proporre all’Assemblea (cioè alle persone che sono lì, come voi, in quel momento) la vostra idea.

L’Assemblea

Noi ci siamo andati per vedere se era vero.

C’è l’ordine del giorno proiettato sullo schermo; se non siete in quell’elenco di proposte però magari vi fanno aggiungere anche al momento.

Si va in ordine di prenotazione. C’è l’interessato che parla brevemente della cosa, e gli altri che controllano sui loro cellulari o via computer se c’è posto e quando, per la vostra proposta. Dipende soprattutto da quanto tempo vi serve, e quale spazio, a che ora.

Si vede subito che hanno pochissime barriere: cercano semplicemente di fare in modo che succeda. Ecco, l’unico controllo che fanno, o che magari vi invitano a fare voi stessi tornando di mercoledì, quando si riuniscono i tavoli più specifici dei vari spazi (il laboratorio che costruisce – loro lo chiamano Armeria ma di armi non ce ne sono -, il Teatro, il Cinema, l’Orto, la Biblioteca, il Refettorio), è se ci sono le possibilità concrete di realizzarlo, e se magari c’è qualcuno a cui la vostra idea piace quanto a voi e vuole aiutarvi.

fotografia di Francesco Paolo Busco

Mi hanno raccontato che a volte da quei tavoli l’idea trova molti altri spunti, si integra, cambia un poco, si ingrandisce e si trasforma. È così per esempio che dalla proposta di un collettivo brasiliano di artiste di fare una piccola fiera di editori indipendenti, piano piano, parlandone, con l’aumentare delle connessioni, sono venuti fuori dieci giorni di eventi.

Loro la chiamano interdipendenza, perché il loro obiettivo, o uno di quelli principali, è svincolarsi sì, dalle dipendenze dal meccanismo economico, competitivo, egoistico, però anche tendere a creare in collaborazione, interdipendentemente.

Anche le decisioni, tutte, non vengono prese né da uno, né da dieci e neppure a votazione. Questo c’ho messo un poco di tempo a capire come; poi all’assemblea forse l’ho visto avvenire.

L’idea è che si discute fino a che non sono tutti d’accordo. Ma non è che si discute tutto in una volta fino allo sfinimento. Se non c’è nessun problema particolare la risposta è , usuale. Se invece c’è qualche difficoltà, o qualcuno è in disaccordo, si parla finché si riesce, poi magari si rimanda ad un altro giorno.

fotografia di Francesco Paolo Busco

Certo per fare questo ci vuole più tempo, ma la qualità che viene fuori è quello che qui stanno cercando. È una palestra civile, in cui non conta il quanto, non conta neanche moltissimo esattamente il cosa, conta moltissimo per chi sta qui dentro il come si arriva al risultato finale.

Sono venuti, negli anni, dagli Stati Uniti, dall’Olanda, dal Belgio, da tutta Italia a vedere questo posto, a studiarlo, li hanno invitati altrove ad esporre questo nuovo modo di gestire spazi di tutti oppure sono venuti loro qui a prendere ispirazione.

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