Solo chi non vuol vedere non ha visto ciò che negli ultimi quattro anni è successo negli spazi dell’Ex Asilo Filangieri: la ricchezza culturale, giuridica e, in definitiva, politica che si produce costantemente grazie all’impegno di uomini e donne che mettono le proprie competenze ed intelligenze a disposizione di tutti, per il bisogno e il piacere di condividere, immaginare ed inventare spazi artistici, culturali e relazionali liberi e inclusivi.

Ci preme sottolineare la legittimità che hanno gli abitanti di un territorio, lavoratrici e lavoratori, di riappropriarsi di beni pubblici, restituendoli alla disponibilità della collettività tutta. L’esperimento giuridico di produzione di nuove regole di convivenza sociale è il cuore della lotta dell’Asilo.

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una foto scattata prima del Kino Kabaret

Non ci stancheremo mai di ricordare che all’Ex Asilo Filangieri non esiste alcuna assegnazione esclusiva ad un unico soggetto privato. Nessun soggetto determinato viene qui considerato proprietario o con più diritti di altri. Piuttosto, una comunità aperta e mutevole favorisce la gestione degli spazi pubblici dell’Asilo attraverso principi di inclusività, trasparenza e imparzialità. Lo spazio è, dunque, aperto alle esigenze della città e non a quelle di un collettivo. Chi contribuisce a quest’esperienza lo fa non per gestire (bene) uno spazio, ma perché crede nella costruzione di nuove istituzioni pubbliche della cultura, autonome dal potere politico e dal mercato, unica via d’uscita dall’immobilismo istituzionale, e perché crede che l’autodeterminazione sia una pratica sana ed efficace, che implica fatica solidale e forte intraprendenza.

Questo è il lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo, anche insieme all’amministrazione comunale, attraverso le delibere, che sono le “norme” che un Comune si può dare, senza alcun rapporto di scambio, ma riconoscendo reciprocamente un debito prima di ogni potere: il debito nei confronti di un territorio martoriato, saccheggiato da individui e partiti (facilmente individuabili, dato che sono stati direttamente o indirettamente al governo della città di Napoli e della Regione Campania negli ultimi 20 anni, e che hanno curato esclusivamente interessi personali).

Le mani di Lettieri sull’Ex Asilo Filangieri (Si, l’altro è proprio Peppe Lanzetta. No comment)

Più che rispondere nel merito alla strumentale e inconsistente proposta di Lettieri strumentale, perché si tratta di un meschino tentativo di mettere in contrapposizione per fini elettorali l’Asilo e la Fondazione De Filippo, a pochi giorni dalla morte di Luca De Filippo, in un momento doloroso per la città e per tutti noi, che pure avevamo avuto modo di incrociare Luca e di ascoltare le sue parole di sostegno e di incoraggiamento per l’Asilo e per i progetti di formazione e di produzione nati in questi spazi; inconsistente, perché senza pudore riprende una sua vecchia uscita fatta all’indomani della liberazione dell’Ex Asilo Filangieri, come se in questi anni nulla fosse accaduto – ci preme replicare a coloro che, per amor di “legalità” (quella stessa legalità che per anni ha avallato leggi criminogene che hanno avvelenato i suoli campani cospargendoli di ecoballe), oggi sottrarrebbero alla propria città ricchezza culturale e sociale.

Incontri di fotografia / ph Fabio Cito

Incontri di fotografia con il Centro di Fotografia Indipendente / ph Fabio Cito

Sarebbe auspicabile che chi si candida ad amministrare i nostri territori proponendo slogan populisti e visioni anacronistiche, rispondesse a queste domande:

  1. Quanti spazi meravigliosi in città ancora oggi sono vuoti, abbandonati, sottoutilizzati?
  1. Quante persone si preoccupano di riaprirli, di restituirli alla disponibilità della collettività? 
  1. Perché, con tanti spazi inutilizzati, l’unica proposta di un aspirante sindaco per trovare una casa alla Fondazione De Filippo è quella di assegnargli uno spazio già funzionante, dove esiste un’esperienza innovativa che raccoglie frutti importanti?
  1. Perché la scuola di recitazione del Teatro Nazionale di Napoli, che possiede ben tre sale e un finanziamento milionario (solo dal Mibac riceve 1 milione e 200 mila euro), dovrebbe trovare collocazione in un luogo dove artisti e cittadini hanno costruito dal nulla, con le proprie braccia, un teatro che ogni giorno ospita percorsi di formazione gratuiti tenuti da importanti maestri rivolti a centinaia di allievi?

La retorica secondo cui siano solo le istituzioni a poter decidere cosa è un bene comune e come debba essere gestito è finita. È finita non solo perché le istituzioni stesse, da sole, non sono più in grado, neanche economicamente, di far fronte alle richieste più elementari, asfissiate da un costante taglio di fondi, obbligate per legge al pareggio di bilancio e a far quadrare i conti tagliando sui servizi essenziali, ma soprattutto perché l’idea totalitaria secondo cui ci sarebbe un “unico” modo di individuare e gestire un bene comune è smentita e smascherata dalla necessità di creare, attraverso lo scambio tra persone, culture e tradizioni differenti, un tessuto sociale fondato sul rispetto reciproco, sul dialogo e sulla condivisione solidale di relazioni, competenze e conoscenze. 

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una finestra dell’Asilo / ph Sabrina Merolla

Sono questi i principi che animano il quotidiano svolgersi della vita dell’Asilo, che chiunque può constatare venendo, vedendo, udendo, toccando e contaminandosi con ciò che si dipana incessantemente nello spazio fisico e connettivo che l’Ex Asilo Filangieri è diventato.

Questo stabile che un tempo era vuoto, gestito privatisticamente e precluso ai cittadini, oggi ha un teatro, un’aula studio, una sartoria, un laboratorio di arti visive, uno spazio per la danza, laboratori permanenti per la formazione multidisciplinare e un insieme di mezzi per la produzione culturale a disposizione di chi ne ha bisogno.

Niente è dato o è stato dato, tutto è stato costruito con il lavoro e la collaborazione.

Vorremmo chiudere con qualche dato che possa dare un quadro generale un po’ più preciso di cosa è accaduto all’Asilo dal 2 marzo 2012, in termini di produzione e fruizione dell’arte e della cultura:

  • più di 3800 attività e iniziative pubbliche 
  • più di 1500 soggetti produttivi hanno organizzato iniziative 
  • più di 14000 partecipazioni alla gestione diretta dell’autogoverno dell’Asilo (tavoli di lavoro e assemblee di gestione)
  • più di 145000 fruitori.
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le foto dell’Asilo su Flickr

Certamente solo persone animate da un certo grado di follia investirebbero tempo ed amore in un processo così fuori da qualsiasi schema, nello sforzo creativo di inventare strade non ancora percorse. Le sensibilità su cui l’Asilo si costruisce giorno per giorno sono mosse da entusiasmo, speranza, solidarietà e dalla volontà di continuare a far sì che, con il proprio lavoro e il proprio ottimismo, lo spazio dell’Asilo rimanga uno strumento per la soddisfazione della felicità collettiva.

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Questa replica è stata inviata e pubblicata su FanPage in risposta all’intervista a Lettieri.